Esistono libri belli e libri brutti? Cosa ci porta a definire un libro grandioso o meh, imperdibile o “nulla di nuovo”? È tutta una questione di gusto, ne sto avendo la conferma in questi mesi. Una scelta fra migliaia di libri, una personale classifica, in continuo aggiornamento.
Il libro bello, quello “del cuore”, diventa poi oggetto di discussioni e consigli di lettura, di confronti e spesso di opinioni discordanti. Ogni lettrice e ogni lettore valuta a modo suo e va alla ricerca di costanti e certezza fra le pagine.
Per me, il libro bello è quello che si annida nella testa e mi lascia (con) tanti interrogativi e poche risposte. Quando all’ultima pagina provo quella sensazione di smarrimento, quasi di incompletezza, vuol dire che quel carico di parole, frasi e pensieri ha fatto colpo, è riuscito nel suo intento. Mi saluta e mi spinge verso un nuovo, intimo viaggio, dove tutto si ritrova e si ricompone.
Questa è proprio la sensazione che ho provato leggendo Romanzo senza umani di Paolo Di Paolo (Feltrinelli, 2023), in corsa per il Premio Strega 2024.
Il protagonista è Mauro Barbi, uno storico di mezza età, che ha dedicato gran parte dei suoi studi a un singolo evento: la piccola glaciazione che nel tardo Cinquecento ha investito il territorio del lago di Costanza, in Germania. Mauro Barbi decide di intraprende un viaggio verso quel luogo, oggetto dei suoi lunghi studi. Una partenza improvvisa, dopo una serie di incidenti emotivi che lui stesso ha provocato.
Viaggio e ricordi
Il viaggio di Mauro Barbi e l’intera narrazione del romanzo si costruiscono intorno – e sopra – a un interrogativo: «Che cosa ricordano, gli altri, di noi?».
Una domanda enorme, che difficilmente lascia indifferenti: un inevitabile turbinio di domande, dubbi e timori non può che scatenarsi e trasformarsi in un disarmante moto emotivo.
Mauro Barbi parte e nel corso del viaggio decide di riavvolgere il nastro della sua vita, per cercare di riallacciare il presente con il passato, andando a recuperare persone e relazioni da tempo dimenticate, ma non archiviate, con cui e in cui qualcosa non è andato per il verso giusto e merita un’altra opportunità. Merita di essere riparato.
“Forse dovrei sentire qualcuno, mettermi a telefonare come un pazzo. Scusa, come va, grazie, volevo solo sentirti, com’è che ci siamo persi? […] devo essermi distratto, è passato il tempo, mi sono guardato intorno e un mucchio di gente non c’era più. Ancora in vita, per carità, ma non più nella mia. Dove siete tutti? State già dormendo?”
Inizia così a rispondere a mail trascurate per anni, chiama amici di vecchia data, prova a fare i conti con un amore finito per paura e per il suo sentirsi inadeguato. Gesti che possono apparire senza senso, compiuti in un attimo di follia e smarrimento, ma che in realtà sono animati da una consapevolezza profonda: quella di non aver adottato la giusta prospettiva per guardare le cose e per relazionarsi con le persone. È stato fermo, si è congelato, proprio come quel lago a cui ha dedicato tutto il suo studio e la sua dedizione.
Il romanzo con gli umani
Il titolo del romanzo – inganno e provocazione – viene subito smentito: il libro è pieno di umani, di occhi e di sguardi umani. Si popola di figure provenienti dal passato, che seguono il protagonista verso il lago ghiacciato, alla ricerca delle risposte che cerca e che sono essenza dell’umanità e dei suoi bisogni: capire il proprio ruolo nel mondo, ritrovare la propria strada, verificare la profondità delle proprie impronte, i ricordi nella memoria.
“Dov’è il senso? Lì dove non lo cerchi, o hai dimenticato di cercarlo. Dove lo polverizzi in una moltitudine di sensi intermedi […]”
Un lago ghiacciato, uno studioso, un cambiamento fisico. Mauro Barbi è uno storico che cerca di sistemare i pezzi dispersi nel mondo e i pezzi smarriti nella sua vita. Ma si può studiare, analizzare e sistemare la propria vita come si fa con la Storia?
“Ho capito che hai provato per l’ennesima volta ad aggiustare qualcosa che non ha più senso aggiustare. È andata. Lasciala dov’è.”
Sciogliere le parole
Il viaggio nello spazio diventa un viaggio nel tempo, attraverso la propria esistenza. I ricordi e le immagini del passato, degli altri, si sono trasformate. Nella realtà, qui e ora, non sempre appaiono come sono nella nostra mente.
Anche loro sono state vittime di mutamenti ed evoluzioni. Sono vittime del presente. Un presente freddo a cui lo scrittore dà forma attraverso dialoghi veloci, brucianti, che non lasciano il tempo e lo spazio per respirare, quasi come a voler rincorrere quelle risposte che attanagliano Barbi. Parole non dette, trovate a distanza di tempo, che sprigionano le fragilità, le paure, le oscillazioni dell’umanità, congelata come il lago. Parole scritte, pensate, cancellate, modificate, che assumono valore e diventano lo strumento per riparare.
“[…] una volta scongelate, finalmente, le parole si riescono a sentire. E si riconoscono.”
Paolo Di Paolo sperimenta uno stile e una struttura originali, che uniscono ieri e oggi, passato e presente, senza punti e pause. Frasi che collegano ricordi, come linee che uniscono i punti, anelli che si ricongiungono creando nuove catene, e…
Domande, domande, domande. Nel romanzo e che dal romanzo si originano, per tornare a quella su cui si costruisce l’intera narrazione: che ricordo hanno gli altri di noi? E se quel ricordo fosse sbagliato, diverso da quello che noi abbiamo o vorremmo? Sarebbe un fallimento, un disastro, un esistere a metà?
Quel noi diventiamo noi, lettori e lettrici. Gli altri sono tutte quelle persone che hanno attraversato la strada durante il nostro viaggio, rimanendoci, facendo rapide comparse, sparendo, lasciando a loro modo una traccia che, pur distorcendosi, non potrà mai del tutto sparire.
E ancora domande, domande, domande.
Qual è il confine fra passato, presente e futuro? Esiste un confine? Cosa esiste davvero?
Tocca a voi scoprirlo.
Romanzo senza umani di Paolo Di Paolo è nella dozzina dei candidati alla LXXVIII edizione del Premio Strega, su proposta di Gianni Amelio. Di seguito uno stralcio della sua motivazione:
Con una lingua letteraria che colpisce per intensità, nel suo «Romanzo senza umani» Paolo Di Paolo affronta ancora una volta, e in modo molto originale, le domande fondanti della sua narrativa, a partire dal valore e dalla sostanza della memoria: “Cosa ricordano, gli altri, di noi?”. Un romanzo stratificato, denso e ironico, che riesce ad attraversare, lungo un viaggio, i nodi di un’intera vita, e un po’ di tutte le vite. […]. Tante domande e tanti incontri umanissimi, a dispetto del titolo. Fino a scoprire, sul piano del metaromanzo, che la possibile via di uscita, il vero gesto di coraggio, è l’atto stesso di scrivere.”
Non dico niente, però…
Ilaria Cattaneo
Paolo Di Paolo
Romanzo senza umani
Feltrinelli
Collana I narratori
2023, 224 pagine
17 €