Ieri, 14 maggio, il Piccolo Teatro di Milano ha festeggiato settantasette anni di vita e di attività. In questa stessa data, nel 1947 veniva inaugurato con L’albergo dei poveri di Gor’kij, diretto da Giorgio Strehler. A marzo Massimo Popolizio l’ha richiamato nel suo allestimento della pièce, andata in scena nel teatro intitolato al regista.
Nella terza sede del Piccolo, ovvero lo Studio dedicato a Mariangela Melato ieri sera, in prima nazionale è andato in scena La posibilidad de la ternura, della compagnia cilena Teatro La Re-Sentida. La compongono un’ottantina di artisti di varie generazioni: quelli che hanno recitato ieri sera erano tutti giovanissimi. Interpretano un gruppo di adolescenti, dai tredici ai diciassette anni, vittime e insieme carnefici della violenza machista, degli stereotipi di genere e del bullismo che imperversano nelle scuole del Paese andino, ma non solo.

Indossano un frac color fucsia (gli abiti sono di Daniel Bagnara) di cui solo verso la fine si comprenderà il motivo, che qui non riveliamo. Lo stesso vale per la gigantesca riproduzione di una scena di caccia al mammut che costituisce, in pratica, l’unico elemento scenografico dello spettacolo, insieme a un piccolo recinto di sabbia. Anche questa avrà un suo ruolo – e che ruolo! – nella storia: è tutt’altro che un semplice fondale.
La posibilidad de la ternura è recitato in lingua spagnola, ma ci sono i sovratitoli in italiano e inglese, curati da Prescott Studio. Lo spettacolo fa parte del programma della seconda edizione del Festival internazionale di teatro Presente indicativo. Milano Porta Europa, come La Obra di Mariano Pensotti di cui abbiamo scritto nei giorni scorsi. Qui invece la regia è firmata da Marco Layera e Carolina de la Maza.
All’inizio i ragazzi – tutti bravissimi – non fanno che saltare e urlarsi suoni inarticolati, come veri trogloditi che non hanno ancora intrapreso il cammino di civilizzazione. Ma c’è l’ha mostrato bene Stanley Kubrick in una magistrale sequenza di 2001: Odissea nello spazio: tra la scimmia e la navicella spaziale non c’è che un attimo.
Nella prospettiva della vita sul pianeta Terra il nostro percorso di allontanamento dallo stadio di ferinità è praticamente appena iniziato e, a giudicare da quanto vediamo e commettiamo ogni giorno, non si tratta di una progressione lineare, quanto piuttosto di un saliscendi lungo la via dell’evoluzione (o involuzione, forse).

Qual è la cosa peggiore che abbiamo fatto con le nostre mani? È a questa intensa confessione che i ragazzi si abbandonano, ma solo dopo aver giocato alla guerra ed essersi sterminati a vicenda.
La posibilidad de la ternura è uno spetta colo molto fisico e insieme profondamente delicato. Invita lo spettatore a riflettere sulle dinamiche che tengono insieme un gruppo di giovani, sulla sfida che rappresenta il dover essere e apparire maschi (prima ancora e spesso al posto di essere uomini), sul ruolo degli adulti nell’educazione dei ragazzi.
E pone domande dirette che ci inchiodano alle nostre responsabilità, individuali e collettive. Perché noi uomini veniamo educati a reprimere i nostri sentimenti, a soffocare la tenerezza (la ternura del titolo), a replicare modelli di mascolinità tossica come se fossero naturali e inevitabili e non il risultato di determinate scelte culturali?
Se, per esempio, la smettessimo di regalare ai bambini armi giocattolo e li lasciassimo liberi di esprimere ciascuno le proprie inclinazioni, che accadrebbe? Molti di loro non si sentirebbero più mammut caduti in una trappola.
Saul Stucchi
Foto Créditos Teatre Escalante
La posibilidad de la ternura
regia Marco Layera e Carolina de la Mazadrammaturgia collettiva
dramaturg Aljoscha Begrich
con Leftrarü Valdivia Castro, Camilo Bugueño Espejo, Efraín Chaparro Pérez, José Miguel Araya Moreno, Dimitri Bueno Ferrer, Marcos Cruz Andulce, Matías Mendez González
costruzione dello scheletro Tomas O’Ryan
assistenti alla regia Katherine Maureira, Humberto Adriano
produzione Victoria Iglesias
disegno luci Karl Heinz Sateler
scenografia Teatro La Re-Sentida
costumi Daniel Bagnara
sarto Eugenio Pino
sound design Andrés Quezada
collaborazione artistica Ernesto Orellana
produzione Centro Gabriela Mistral GAM, Ruhrtriennale Festival
coproduzione Münchner Kammerspiele
Spettacolo in lingua spagnola con sovratitoli in italiano e inglese a cura di Prescott Studio
Informazioni sullo spettacolo
Dove
Piccolo Teatro Studio MelatoVia Rivoli 6, Milano
Quando
14 e 15 maggio 2024Orari e prezzi
Orari: martedì 14 ore 21.00mercoledì 15 ore 20.30
Durata: 75 minuti senza intervallo
Biglietti: intero platea 40 €; intero balconata 32 €