Ci sarà tempo fino al 27 aprile per visitare la mostra De’ visi mostruosi e caricature allestita all’Istituto Veneto di Lettere, Scienze ed Arti in Palazzo Loredan a Venezia. Promossa e organizzata dalla Fondazione Giancarlo Ligabue – come, tra le altre, l’esposizione Idoli. Il potere dell’immagine ospitata nella stessa sede qualche anno fa -, è curata dal professor Pietro C. Marani, tra i massimi esperti di Leonardo da Vinci a livello mondiale.
Leonardo da Vinci
Mostra “mostruosa” ma anche ironica: sullo scalone che porta alle sale sono infatti posizionati degli specchi deformanti davanti ai quali chi sta per entrare si osserva con stupore e non poco disagio. Ci si ricordi, dunque, che quei visi mostruosi che vedremo in qualche modo sono i nostri.

Il percorso espositivo squaderna davanti agli occhi ammirati dei visitatori tanti gioielli di “deformazione”, chiamati a raccolta da prestigiose istituzioni museali e collezioni private italiane ed estere. Per rimanere sul Maestro vinciano vanno segnalati i prestiti della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano e quelli concessi dalle Devonshire Collections di Chatsworth. Fanno corona attorno all’ultima opera di Leonardo acquistata da un privato, ovvero la Testa grottesca di donna in profilo verso sinistra, una delle perle della ricca Collezione Ligabue di Venezia.
Hanno fornito il loro contributo anche la Pinacoteca di Brera e il Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco di Milano, il Museo del Louvre (da Parigi è arrivata, per esempio, la Testa d’uomo barbuto di profilo rivolto a sinistra di Annibale Carracci), il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi di Firenze e quello della Fondazione Cini di Venezia (che ha prestato diverse opere di Anton Maria Zanetti) e altri ancora.
Il percorso espositivo
Cinque le tappe in cui si snoda il percorso, intitolate rispettivamente:
- Leonardo e i suoi
- Teste ridicole e grottesche nel Nord
- Il naturalismo dei Carracci
- Diffusione delle teste leonardesche e caricature nel ‘700 veneziano
- Le metamorfosi di Bacon
Poco meno di venti sono le opere autografe di Leonardo, alcune delle quali per la prima volta esposte in Italia. Sono tutte da osservare con calma, dettaglio per dettaglio. Sono teste “caricate”, in cui le caratteristiche fisiche e i difetti sono esasperati, ma non ancora “caricature”. L’accezione di caricatura come disegno che induce allo scherno, infatti, si affermerà più avanti e la mostra ne dà conto con molteplici esempi.
L’opera di Leonardo è il punto di partenza scelto dal curatore per il percorso, ma non necessariamente – né probabilmente – quello assoluto. Da lì comunque si dipartono varie ramificazioni che porteranno ai Tre Studi per il ritratto di Isabel Rawsthorne di Francis Bacon, incredibile sigillo a un viaggio di oltre quattro secoli contrappuntato da vari revival leonardeschi.
Zanetti al centro
Si merita una sottosezione ad hoc la biblioteca di Anton Maria Zanetti con un paio di teche riservate all’esposizione di alcuni libri posseduti dal Conte, come il Trattato dell’arte della pittura e L’idea del tempio della pittura di Giovanni Paolo Lomazzo.
A pochi passi si può osservare una delle opere più curiose della mostra. Si tratta di una copia in porcellana di Limoges del 2005 di una coppa su basso piede in maiolica policroma conservata all’Ashmolean Museum di Oxford (la copia invece è stata prestata da un anonimo collezionista milanese sulla cui identità io mi sono fatto un’idea…). È decorata con una testa composta da falli e testicoli, attorno a cui gira un nastro con una scritta che va letta al contrario, ovvero da destra a sinistra. Vale una vignetta di Altan (anche se l’occhio sembra disegnato da Ellekappa)!

In ogni sala ci sono dispositivi su cui si possono leggere approfondimenti sulle opere esposte. Un’altra particolarità, a mio giudizio ancora più interessante, è la riproduzione in sottofondo di alcuni brani musicali, con una playlist specifica per ciascuna sezione: nella prima, per esempio, Leonardo è presente anche come autore del brano Tre rebus musicali. Si ascoltano poi motivi di Claudio Monteverdi (sepolto dall’altra parte del Canal Grande, nella basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari) e Giovanni Pierluigi da Palestrina, Béla Bartók e Johann Sebastian Bach, Antonio Vivaldi e Benedetto Marcello…
Tra le opere che più mi hanno colpito ci sono i disegni a penna e inchiostro seppia dell’Album Zanetti: la pagina 33 ne contiene nove, quattro la pagina 50, otto la 41, su cui si può leggere anche un sonetto. E poi ci sono le caricature di Giambattista Tiepolo che doveva avere una predilezione (artistica, s’intende) per i gobbi, vista la frequenza con cui ritrae persone con la schiena deformata.
Bacon per dessert
Con un altro tipo di “deformazione” – l’ho anticipato sopra – si chiude la mostra. È il “trittico” di Bacon che ha per soggetto l’amica dell’artista Isabel Rawsthorne, anche lei artista.

Nell’ultimo saggio dell’ottimo catalogo (lo pubblica Marsilio), intitolato La ritrattistica di Francis Bacon: un atto raffigurativo l’autore Calvin Winner scrive:
I ritratti di Bacon non hanno mai badato alla somiglianza, né tanto meno puntavano a una resa lusinghiera del soggetto. Al contrario, l’artista si preoccupava per lo “scempio”, come lui stesso lo definiva, che ne avrebbe fatto sulla tela. Come disse una volta: “Non è assolutamente mia intenzione creare dei mostri”. Le sue opere non avevano nemmeno la joie de vivre che possiamo cogliere in un ritratto cubista di Picasso, scherzosa rappresentazione di una delle sue amanti. Bacon si sforzava di realizzare ritratti che fossero intensi esercizi psicologici, alla maniera di Rembrandt. Sapeva bene che sulla scia del modernismo si trattava di un compito vano, se non addirittura disperato, ma, proprio come Rembrandt, desiderava catturare l’essenza o piuttosto la presenza del suo soggetto, un qualcosa che andasse oltre l’apparenza superficiale o la somiglianza mimetica.
Se avete un po’ di fortuna, potrete ammirare questi ritratti (o triplice ritratto) da soli almeno per qualche minuto, ascoltando Songe d’une nuit du sabbat dalla Symphonie fantastique di Hector Berlioz o Il vecchio castello da Quadri di un’esposizione di Modest Petrovič Mussorgskij. Io ne ho avuta una ancora più grande: l’ho fatto chiacchierando con l’autore del progetto espositivo, Luca Facchini di Ubis Design Workgroup. Ci siamo scambiati le nostre considerazioni personali sull’abbinamento di arte e musica, sull’illuminazione delle opere, sulla cultura e sulle mostre. Oltre che sui visi mostruosi, naturalmente.
Saul Stucchi
Didascalie:
- Leonardo da Vinci, attribuito
Testa grottesca di donna in profilo verso sinistra, 1490-1500 circa
Penna e inchiostro seppia chiaro su punta di stile o punta d’argento
117-118 x 63-66 mm
Collezione Ligabue, Venezia
© Matteo De Fina - Giambattista Tiepolo
Caricatura di uomo gobbo in piedi e di profilo, con tricorno in mano e spada
Penna, inchiostro seppia chiaro acquerellato e bistro su carta,
197 x 142 mm
Collezione privata
© Matteo De Fina - Francis Bacon
Tre Studi per un ritratto di Isabel Rawsthorne, 1965
Olio su tela,
insieme: 51 × 120,5 cm
UEA 37, Sainsbury Centre for Visual Arts, Norwich,UK
© The Estate of Francis Bacon. All rights reserved / DACS / SIAE
De’ visi mostruosi e caricature
Da Leonardo da Vinci a Bacon
Informazioni sulla mostra
Dove
Palazzo LoredanIstituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti
Campo Santo Stefano, Venezia
Quando
Dal 28 gennaio al 27 aprile 2023Orari e prezzi
Orari: da martedì a domenica 10.00 – 18.00Ultimo ingresso 17.30
Lunedì chiuso
Biglietti: intero 12 €; ridotto 10 €