Quella esposta presso il Museo Diocesano di Milano, organizzata e prodotta da Mondadori Portfolio e curata da Maria Vittoria Baravelli e Silvia De Biasi, non è solo l’esposizione di un considerevole numero di opere fotografiche di Mario De Biasi: è un manifesto sul ruolo della fotografia come rappresentazione della realtà.
Non è un caso che l’artista in questione abbia svolto la parte più sostanziale della propria carriera in un’epoca in cui sul grande schermo Vittorio De Sica, Roberto Rossellini, Luchino Visconti e sodali narravano, mediante il Neorealismo, le cicatrici e i dolori delle classi disagiate alle prese con la ricostruzione del dopoguerra che precedeva il boom economico.
Quale città, meglio di Milano, avrebbe potuto rappresentare in modo esemplare questo particolare momento di passaggio dell’Italia? La domanda è ovviamente retorica, e le foto di De Biasi stanno a indicarlo. Milano diventa una città estremamente fotogenica ed espressiva nel momento in cui non le si chiede lo scatto simbolico.
Recentemente mi è capitato di leggere un articolo su Gabriele Basilico e Luigi Ghirri, due altri esponenti di spicco del movimento fotografico italiano. In questo articolo si citava il primo dei due, che ebbe a definire il ruolo del fotografo come narratore obiettivo (non per niente il termine indica anche una parte della macchina fotografica), senza edulcorazioni, né mistificazione di ciò che egli osserva.
Oggettività che nella tecnica fotografica moderna, tutta tesa al sensazionalismo da copertina patinata e alla ricerca di ciò che viene orrendamente definito iconico, è andata perdendosi, dissolta in un eccesso di filtri e di facili scatti catturati con l’uso di trap cam o di droni, in una deriva verso il dominio della tecnologia sull’occhio umano.
Le fotografie di De Biasi sposano completamente la filosofia di Basilico. Il suo occhio scruta la città meneghina ad altezza strada, attraverso la fauna che la popola: un’umanità semplice, modesta, finanche ingenua, specchio di un’Italietta persa in riti popolani, che non differiscono molto fra periferia e centro: la partita della domenica a San Siro, lo struscio in Galleria per lo shopping natalizio, gli uomini al bar e le donne davanti alle vetrine, le automobili che corrono sui viali di periferia con i palazzoni in via di edificazione, e i tram che sferragliano per le vie del centro.
Memorabili sono, fra gli altri, gli scatti della passeggiata di Moira Orfei in piazza Duomo, passeggiata che suscita gli sguardi ammirati di decine di uomini apparentemente usciti da un libro di Vitaliano Brancati.
Attraverso questa umanità, la città emerge nel candore della propria riscoperta, a volte austera, a volte ferita, spesso elegante, comunque dignitosa, facile da accostare a certi personaggi dei film di Luchino Visconti o del primo Michelangelo Antonioni.
Il monito che sembra giungere al visitatore della mostra è l’invito alla pazienza: per comprendere Milano, suggerisce, occorre fermarsi e osservare. Solo in quel modo il vortice frenetico della metropoli si dischiuderà alla comprensione non solo della città, ma anche e soprattutto di ciò che eravamo noi italiani in confronto a ciò che, ahimè siamo diventati.
Simone Cozzi
Didascalie:
- Mario De Biasi
Passeggio sotto i portici di piazza del Duomo. Milano, 1955
Archivio Mario De Biasi per Mondadori Portfolio - Mario De Biasi
La Galleria Vittorio Emanuele dall’alto, Milano anni ‘50
Mario De Biasi Per Mondadori Portfolio
MARIO DE BIASI E MILANO
Edizione Straordinaria
Informazioni sulla mostra
Dove
Museo Diocesano Carlo Maria Martinipiazza Sant’Eustorgio 3, Milano
Quando
Dal 14 novembre 2023 al 18 febbraio 2024Orari e prezzi
Orari: da martedì a domenica 10.00 – 18.00La biglietteria chiude alle ore 17.30
Biglietti: intero 9 €; ridotti 7/4 €