Perché fare una mostra sui Bizantini a Napoli? Risponde alla domanda il testo riprodotto sul pannello che apre il percorso espositivo nel Salone della Meridiana del MANN Museo Archeologico Nazionale, dove l’esposizione rimarrà aperta – a meno di una probabile proroga – fino al 13 febbraio 2023.
Eccone un estratto:
Perché un lungo tratto della storia di Napoli si accompagnò a quella di Bisanzio: dal 536, anno in cui la città fu conquistata dalle armate dell’Impero Romano d’Oriente sino al 1137, quando, dopo la morte dell’ultimo duca, Sergio VII, si consegnò al re di Sicilia, il normanno Ruggero II. L’intreccio dei destini di Napoli e di Bisanzio coprì quindi un lasso temporale che si estese esattamente per sei secoli in cui la città e il suo territorio vissero un duraturo periodo di autogoverno e di indiscussa autonomia da dominazioni straniere”.
Percorso espositivo
Nell’ampio salone, attraversato dalla linea dell’orologio solare che gli dà il nome, si articola con andamento a zig-zag un percorso espositivo particolarmente intenso, strutturato nelle seguenti quindici tappe:
- Napoli, porta di Bisanzio
- I pilastri dello Stato bizantino: l’imperatore, la burocrazia e la Chiesa
- Lo scudo di Bisanzio: eserciti e armamenti
- Un Impero di città: da Costantinopoli alle province
- Gli oggetti di vita quotidiana
- Gli spazi di Dio. Le chiese e i loro colori
- Gli spazi di Dio. Le chiese e le loro strutture
- L’esercito di Dio. Monaci e monasteri
- Le parole di Bisanzio. Lingue, libri e documenti
- Tornare a Dio. La visione cristiana della morte
- Una ‘chiesa’ a bordo. ‘Frame’ di un viaggio interrotto lungo la rotta di Giustiniano
- Gli utensili della devozione. Oggetti per il culto e la liturgia
- Il mercato comune bizantino. Rotte, traffici, scambi
- Segni del potere e strumenti degli scambi. Le monete
- L’impero del fare. Artigiani e produttori a Bisanzio
L’esposizione è curata da Federico Marazzi dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli con la direzione scientifica di Paolo Giulierini, direttore del MANN, mentre la coordinazione ha avuto la regia di Laura Forte (Responsabile Ufficio Mostre al MANN). A organizzare il tutto ci ha pensato Villaggio Globale International.
Un impero squadernato
“Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario” – questo il titolo completo della mostra – presenta al pubblico oltre quattrocento pezzi tra statue, monete e gioielli, capitelli e altri elementi architettonici, anfore e vasi, manoscritti e steli, strumenti di lavoro e tanto altro.
In un precedente articolo ho anticipato le dieci opere che più hanno attirato la mia attenzione. Qui ne aggiungo un’altra manciata, come una capsella (piccolo scrigno) in avorio di manifattura veneziana su modello costantinopolitano; una lastra a rilievo in marmo con raffigurazione di un soldato, dal Monastero di Vlacherna ad Arta (nell’Epiro); un cammeo in onice del III secolo con la caccia al cinghiale, già appartenuto alla Collezione Orsini (confluita poi in quella Farnese); una croce votiva di Costantino, chartoularios dell’armamenta reale, in bronzo, prestata dalla Paul and Alexandra Canellopoulos Foundation di Atene.
Non poteva mancare San Gennaro! È presente sotto forma di raffigurazione su una moneta in bronzo, un follis del duca Sergio I battuto nella zecca di Napoli tra l’840 e l’864. Si legge nella didascalia che accompagna la moneta:
In questo periodo, le spoglie del Santo si trovavano già da qualche decennio a Benevento, dove erano state portate dai Longobardi, ma il suo culto in città rimaneva vivissimo”.
Tante informazioni
A proposito delle didascalie: è un peccato che le indicazioni sulla provenienza dei pezzi sia minuscola! Ben fatti sono invece i pannelli di sala, ricchi di informazioni. Oltre a quelli dedicati alle sezioni del percorso ce ne sono altri con approfondimenti su temi collaterali, come la produzione di anfore (il cui studio ha rivelato in anni recenti la sopravvivenza, pur su scala ridotta, dei commerci mediterranei dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente), il sistema ponderale, il vasellame liturgico, la Chiesa e la morte, le lingue dell’Impero, il terribile fuoco greco (sono esposte alcune granate in terracotta). Verso la fine del percorso un pannello è intitolato “Cercando Bisanzio in Campania”.
L’albo dei prestatori è particolarmente folto: ben cinquantasette, di cui ventidue greci e i restanti italiani. Eccone una breve panoramica: una croce processionale in lega di rame viene dall’Isola di Delos; il Museo Civico Medievale di Bologna ha prestato una tavoletta in avorio intagliato con la raffigurazione della vestizione di Aronne e dei suoi figli (X-XI secolo); il Museo Nazionale di Ravenna un’altra con la raffigurazione della Dormitio Virginis.
Il Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona ha concesso una coppa in vetro con iscrizione e una fiaschetta di San Mena (queste si diffusero per tutto il Mediterraneo come oggi le statuine della Madonna di Lourdes); dall’Isola di Amorgos (nelle Cicladi) è arrivato un lezionario miniato su pergamena; diversi testi invece sono stati prestati dalla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, mentre il Museo Epigrafico di Atene, tra le altre cose, ha mandato la stele funeraria di Isidoros, anagnostes (lettore) e machairas (costruttore di coltelli), rinvenuta al Pireo. Buona parte dei gioielli esposti viene dalle collezioni dello stesso MANN.
Monete e scarpe
Gli appassionati di numismatica si soffermeranno davanti alla teca in cui sono esposte le monete, tra cui una in bronzo di Costantino I e una di Teodosio, un solido di Giustiniano I, un follis di Foca riconiato su un follis di Maurizio Tiberio, un solido in oro di Costantino IV con Eraclio e Tiberio in abiti militari.
Negli scavi della metropolitana di Napoli, all’altezza della Stazione Municipio della Linea 1, è stato rinvenuto un solido rilavorato come spilla. La didascalia recita:
Moneta d’oro (solidus) coniata dal re ostrogoto Atalarico (526-534) o dal re Teodato (534-536) nella zecca di Roma. Sul rovescio della moneta furono saldate, probabilmente in età ostrogota, due laminette auree che servivano a fissare la moneta come spilla alla veste o al mantello. Sul dritto della moneta sono ben leggibili la titolatura (D[ominus] Noster]IVSTINI-ANVS P[ius] F[elix] AVG[ustus]) e il ritratto dell’imperatore bizantino regnante, Giustiniano I, a nome del quale i re ostrogoti erano autorizzati a coniare moneta in Italia”.
Dallo scavo della metropolitana della stazione Hagia Sophia di Salonicco arriva invece un’imposta di montante in marmo del XII secolo. Da una tomba nella chiesa della Dormizione della Vergine di Nea Figalia è stato recuperato un paio di scarpe da bambino in pelle, purtroppo assai malmesse. Se vi sembrano un modello un po’ datato non avete torto: risalgono alla metà del XIV secolo! Vero è che furono confezionate a mano, a differenza di quelle che calzate voi (probabilmente) ed io (senza alcun dubbio). Comunque sia, indossatele e andate al Museo Archeologico Nazionale di Napoli per visitare la mostra sui Bizantini.
Saul Stucchi
Didascalie:
- Inaugurazione della mostra
© Foto Valentina Cosentino - Dipinto murale con santo militare a mezzo busto
Fine del XIII secolo
(Provenienza: Pyrgos (Euboia), Chiesa di Hagios Nikolaos)
Atene, Museo Cristiano e Bizantino - Histamenon di Basilio II
Zecca di Costantinopoli (1005-1025), oro
Napoli, MANN
Bizantini
Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario
Informazioni sulla mostra
Dove
Museo Archeologico Nazionale di NapoliPiazza Museo 19, Napoli
Quando
Dal 21 dicembre 2022 al 13 febbraio 2023Orari e prezzi
Orari: tutti i giorni 09.00 – 19.30martedì chiuso
Biglietti: intero 18 €; ridotto 2 €