Quando si potrà finalmente tornare a viaggiare, molte saranno le limitazioni. Per una lunga fase ci sposteremo da un paese o da un continente all’altro meno di quanto abbiamo fatto negli ultimi anni. Volesse il cielo che ne approfittassimo per viaggiare meglio! Di sicuro avremo bisogno ancora più di prima di libri di viaggi intelligenti. Intelligenti i libri e intelligenti i viaggi e questo abbinamento si ha solo con autori intelligenti.
Meriterebbe un’introduzione meno arzigogolata “Lisbona e Tago e tutto” di Marco Grassano, edito da Tarka nella collana “Viedellaseta” con alcune foto scattate dalla figlia M. Ester. Qualcosa di più in sintonia con lo stile misurato e sobrio dell’autore. Ma tant’è. Come mi ha detto un giorno Stefano Faravelli mentre attraversavamo a piedi Milano, bisognerebbe leggere meno recensioni e più libri. Abbiate però la pazienza di arrivare fino in fondo a queste righe prima d’immergervi nella lettura di “Lisbona e Tago e tutto” (il titolo è citazione di un verso della poesia “Lisbon Revisited” di Álvaro de Campos, uno degli eteronomi di Fernando Pessoa).
Un libro di cultura
Innanzitutto non vi troverete tra le mani una guida, bensì un libro di cultura, non solo portoghese. Questa caratteristica amplia il ventaglio dei potenziali lettori. A quelli che stanno per partire per Lisbona, si affiancano quelli che ci sono già stati e quelli che sognano di andarci ma per varie ragioni sono costretti a rimandare l’incontro con una delle città dalla personalità più spiccata del mondo.
Parlare di “bellezza” per la capitale portoghese è semplicemente riduttivo e Grassano, che non nasconde di esserne innamorato da sempre, non commette questo errore. Va oltre le apparenze, evita i luoghi comuni fisici e mentali, scava nelle storie più che nella Storia. “Una città, se la si ama, la si deve accettare in tutte le sue brucianti contraddizioni”. E Grassano è un flâneur innamorato che si perde e si ritrova per le vie di Lisbona.
Régis Poulet, Presidente dell’Istituto Internazionale di Geopoetica, scrive nell’introduzione: “Di Lisbona, Marco Grassano ci fa leggere e ascoltare qui, sul filo di percorsi terrestri e marittimi, le care voci che, da Pessoa a Tabucchi, non hanno mai taciuto, e che cantano nel nome di Lisbona”. È vero: Pessoa, Tabucchi e Saramago si dividono il ruolo di Virgilio per il nostro Grassano (“nostro” lo dico con particolare affetto, essendo Marco, da oltre dieci anni, il più fedele dei collaboratori di ALIBI Online).
Ma sono poi soprattutto gli amici e le conoscenze estemporanee a “presentare” all’autore un angolo della città, uno spaccato della sua vita quotidiana. Grassano restituisce al lettore le sue impressioni e considerazioni con una lingua che è attenta e precisa, tecnica come tecnica è la sua professione di funzionario presso la Direzione Ambiente e Pianificazione Territoriale della Provincia di Alessandria, sua terra natale.
Se la lingua è attenta, lo è come conseguenza dell’attenzione dell’occhio e, prima ancora, dell’apertura mentale. Lo sguardo non è mai superficiale, che sia rivolto a un edificio storico o a uno scorcio, tanto meno a una persona. E meno la persona mostra i segni della fortuna, più si fa caldo e attento. “Soprattutto di queste cose tristi è fatta la vita”.
I luoghi del cuore
I capitoli in cui si snoda il libro sono altrettanti itinerari nella città e nei suoi dintorni. Non possono naturalmente mancare i luoghi del cuore di Lisbona, a cominciare da “Rua Augusta, spaziosa cisterna di luce”.
Ma sono soprattutto gli incontri, i dialoghi, le chiacchierate a comporre questo grande e vivace affresco di Lisbona e della sua gente. Negli anni Marco ha approfondito la conoscenza della lingua e se nei primi viaggi per lui “il portoghese era ancora […] un vetro smerigliato che lasciava intravedere i contorni ma precludeva i dettagli”, in seguito è diventato il lasciapassare per vivere esperienze non mediate dalla traduzione, che inevitabilmente semplifica eliminando la bellezza delle sfumature. Arriva fino a comporre poesie nella lingua di Pessoa e Saramago!
Anche la conoscenza della letteratura portoghese va ben oltre la manciata di padri della patria noti al pubblico italiano, e chi voglia approfondire, trova in queste pagine riferimenti e spunti. Lo stesso vale per la ricchissima tradizione musicale. Si potrebbe comporre una playlist con i brani citati, motivi ascoltati per via o nei locali.
Particolarmente intenso è il racconto del concerto dei Madredeus a cui Grassano ha assistito nel 1995.
Conoscevo già le canzoni in compact, ma sentire quelle musiche dal vivo è stato qualcosa di unico, indescrivibile. Durante l’intervallo dello spettacolo e dopo, nella mia stanza alla pensione, ho preso alcuni appunti, in portoghese e in italiano. Voglio in parte tradurli e trascriverli. «Teresa Salgueiro è meravigliosa. Sono rimasto realmente commosso, con le lacrime agli occhi e un nodo alla gola. Non so che altro dire. È un’emozione così profonda quella della musica, della sensibilità, dei suoni incomparabili che arrivano direttamente alla comprensione assoluta, prescindendo dal raziocinio: dalla percezione cosciente, voglio dire…»”.
E poi “Rouxinol da ribeira”, “Balada da Despedida”, ma anche l’amatissimo Leonard Cohen. Nella strofa di una canzone è concentra un’intera descrizione: “Così vivono l’uno accanto all’altro, senza soluzione di continuità, i chiaroscuri fortemente contrastati di questa metropoli paesana, di questa Lisbona povera e ricca, allegra e triste, fatiscente e sfarzosa. Come dice la canzone di Carlos do Carmo, Lisboa menina e moça, amada cidade-mulher da minha vida [Lisbona bambina e ragazza, amata città-donna della mia vita].”
Grandi misteri e scoperte
Quando l’ho finalmente conosciuto di persona in occasione della presentazione del libro ad Alessandria, Marco mi è parso piuttosto timido e introverso (come il sottoscritto, peraltro). Evidentemente in viaggio si trasforma, visto che parla senza remore con mezzo mondo: spagnoli, tedeschi, americani, francesi e naturalmente portoghesi. “«Grandi misteri abitano la soglia del mio essere» direbbe Pessoa [Grandes mistérios habitam / o limiar do meu ser]”.
Il lettore di “Lisbona e Tago e tutto” scoprirà cos’è la bevanda “pontapé na cona [calcio nella vulva]”, sognerà di gustarsi un piatto di “arroz de coelho malandrinho” o si domanderà curioso quale sia il sapore dei “moelas de galinha [ventrigli di gallina alla brace]”. Ma avrà anche modo d’imparare che de L’Internazionale esistono diverse versioni in spagnolo e che il “bolo rei” è l’equivalente portoghese del nostro panettone.
La penna di Grassano è intinta nell’inchiostro della saudade. “Beviamo porto, parliamo di giornalismo e di scrittura, delle difficoltà di fare strada in questo campo senza avere degli sponsor potenti, di come sarebbe bello se i momenti piacevoli della vita, trascorsi con gli amici o con le persone care, non si perdessero nel nulla”.
La stessa ansia di conservare la memoria emerge nel racconto della visita alla mostra fotografica di Carlos Chegado sulla dismissione di un’industria chimica:
Le immagini mi trasmettono un senso spaventoso di solitudine e di abbandono, mostrando macchinari fermi, scrivanie coperte di polvere e calcinacci, sedie da dattilografa sventrate e girate di tre quarti verso destra. Agghiacciante Pompei tecnologica, fuga spaventosa del tempo, vite intere di lavoro consumate in questi luoghi ora deserti, e il desiderio di afferrare con disperazione gli oggetti del passato. Viver de recordações é, afinal, destino do homem, desde tempos sem memória [Vivere di ricordi è, dopotutto, destino dell’uomo, da tempi immemorabili] dice una frase di Helder Costa riportata in un opuscolo che raccolgo”.
Là fuori, intanto, scorre – immenso – il Tago.
Testo e foto di Saul Stucchi
Didascalie:
- Convento do Carmo
- Un treno a cremagliera
- Monumento alle Scoperte (Padrão dos Descobrimentos)
Marco Grassano
Lisbona e Tago e tutto
Prefazione di Régis Poulet
Tarka
2019, 240 pagine
16,50 €