“Conosco l’uomo che ha preso a botte il ragazzo nero perché non gli consegnava la merce e l’incasso della giornata. Lo ha preso a calci nel costato mentre il suo collega lo teneva a terra, schiacciandogli il petto con un ginocchio. Di quell’uomo conosco anche il nome e so che l’ha rinnegato e non sta a me pronunciarlo, non adesso. Però io posso chiamarlo Copper, e anche voi.”
A distanza di quattro anni dall’ultimo romanzo (Un giorno ti ho parlato d’amore, ndr), Maura Maioli torna in libreria con Copper, pubblicato da L’Asino d’oro edizioni nella collana Omero.

Copper è il protagonista senza nome di questa storia. Copper è infatti solo un soprannome, che la zia, innamorata del divo hollywoodiano Gary Cooper, decide di dare, per desiderio di amore e felicità, a quel bambino che le viene affidato quando la madre, estremamente fragile, non è più in grado di prendersene cura. Un bambino che incontriamo già uomo, ma che di umano sembra avere poco. Conosciamo Copper attraverso un suo atto di estrema violenza. Una violenza immotivata, esagerata, capace di farci immediatamente prendere le distanze da lui, perché certi gesti non possono essere accettati.
Eppure sembra assurdo che lui, con questo soprannome, possa commettere un gesto simile. Perché Copper (termine che in inglese significa rame) non può non evocare le Coppe, i cuori nelle carte da gioco, segno collegato alla sfera emotiva e sentimentale. Certo, il suo soprannome è frutto di una distorsione di pronuncia della zia (avrebbe dovuto essere Cooper), ma – io mi domando – è davvero un caso? Forse sì, ma non posso ignorare questo richiamo, complice anche il cuore stampato in copertina.
“[…] anche se Copper ha fatto il vuoto attorno a sé, dentro quel vuoto ci sta ancora tutto.”
Copper ha rinnegato il suo vero nome, ciò che avrebbe dovuto dargli una forma, quello scelto dai genitori, da quel padre che decide di consegnarlo agli zii per salvarlo, ma che sarà causa dello strappo che porterà quel bambino diventato uomo ad allontanarsi dai legami e dall’amore. La violenza del pestaggio porta Copper a perdere la sua identità di uomo, ma è proprio da questo evento che si origina la sua crisi di identità, quella che sembra non possedere e a cui ha rinunciato.
Copper bambino avrebbe voluto essere un guerriero, per proteggere coloro cha ama. Copper uomo è un soldatino smarrito in una strada deserta o incagliato in un crepaccio, che allontana le persone di cui dovrebbe prendersi cura e che trova nella forza sui più deboli la sua personale arma di difesa verso il mondo circostante.
“è sempre stato un tipo chiuso, ma una brava persona, giura e spergiura, finché in caserma non gli dicono che […] una brava persona non ammazza di botte nessuno […].”
Così, all’interrogatorio sul pestaggio, segue l’interrogatorio su sé stesso: Copper inizia a rivedere la sua posizione e tenta di ricostruire i legami, per rimettere insieme i pezzi che ha lasciato lungo la strada. In questo percorso di ricostruzione, la figura di Marina è fondamentale, la sorella che non ha mai voluto chiamare con il suo nome, la sorella che ha lasciato andare, ma che ritroverà sempre sulla sua strada nel corso degli anni. Marina è la speranza, la giusta forza, che porta Copper verso la correzione del suo difetto d’amore.
La storia viene narrata da una voce esterna, onnisciente, testimone di quanto accaduto e che quasi subito prende posizione, chiarendo il suo intento: cercare i pezzi lasciati da Copper. Questa voce si muove così in una città non ben definita, in un’Italia post bellica, di cui ci descrive le voci, i costumi, la presenza del mare. Una città che sembra anche lei mancare di identità e che per questo accrescere il senso di crisi e di smarrimento nello spazio e nel tempo. Il ghetto in cui vive Copper è un insieme di marciapiedi e strade, che non presenta vie di fuga e rende chi ci abita un prigioniero.
Maura Maioli riesce ad intrappolare anche il lettore, grazie a una scrittura fitta, priva di punteggiatura e di pause, e a un ritmo di lettura incalzante, che sembra non lasciare spazio alle emozioni e ai sentimenti. Il lettore si sente un Copper del suo tempo e della sua vita e finisce per affidarsi alla voce narrante, che diventa una guida nel ghetto della città e della vita di Copper stesso e della propria.
Copper parla di sentimenti, di menzogna, di legami, di interrogativi e di possibili risposte, che partono da Copper e arrivano a tutti i guerrieri che si sono persi.
“[…] non ha ancora capito Copper che ogni gesto che si compie per qualcuno lo si compie anche per sé e se non si può tornare indietro, ci si può almeno ritrovare e insieme trovare altre parole per dire chi siamo.”
Ilaria Cattaneo
Maura Maioli
Copper
L’Asino d’oro edizioni
Collana Omero
2023, 182 pagine
15 €