Il libro “Città da sfogliare” di Riccardo Jannello (Tarka) può essere di (assai) piacevole frequentazione per due tipologie di soggetti: chi, istigato dalle proprie letture, fantastica (in attesa di andarci davvero) la visita “intelligente” a qualcuna di queste ventisei città, e chi ci è già stato e vuole ritrovare i luoghi che hanno inciso emozioni positive nella sua memoria.
Lisbona e Porto
Si comincia con Lisbona, unica a meritare due capitoli perché altrettanti sono i grandi scrittori che l’hanno scavata in profondità e che guidano (era successo anche a me) alla sua scoperta: Fernando Pessoa e José Saramago. Ecco che veniamo condotti dal Largo de São Carlos, dove il poeta nacque nel 1888, all’ospedale São Luis dos Franceses, nel quale morì 47 anni dopo, al Cemitério dos Prazeres, che ne ospitò le spoglie fino al 1985, quando furono trasferite al chiostro del Monastero dei Gerolamiti, nel quartiere di Belém – ma passando, nel frattempo, per la Baixa, il Chiado e le altre ristrette zone in cui egli condusse la sua esistenza, mesta di avvenimenti e luminosa di parole.
La Lisbona di Saramago è, sì, la Baixa, ma anche l’Alfama, la Bica (dove abitò per anni), il Rossio, Madragoa e soprattutto il fiume Tago, lo stesso lungo il quale (anche se più a Est, nel villaggio di Azinhaga) era nato e dove, bambino e ragazzino, tornava l’estate, a casa dei nonni campagnoli.

Porto (altro spazio urbano che, devo confessarlo, mi ha preso il cuore) ci giunge invece attraverso le immagini e le suggestioni del sommo regista Manuel de Oliveira, campato la bellezza di 106 anni avendo diretto l’ultimo film a 104 (viene in mente, per analoga feconda longevità, il nostro studioso d’arte Gillo Dorfles). Altra città fluviale (sul Douro), situata anch’essa in prossimità dell’estuario e pertanto ricca di tutte le storie che il fluire dell’acqua ha raccolto durante il percorso e trascina con sé a beneficio di chi è disponibile ad ascoltarle, ci accoglie nei suoi quartieri più antichi (la Ribeira, la Cattedrale, il Morro do Olival…) o lungo le sue vie commerciali, Rua de Santa Catarina e la perpendicolare Rua de Passos Manuel.
Antonio Tabucchi, nel romanzo “La testa perduta di Damasceno Monteiro”, pure citato nel libro, la dipinge come una sorta di Lisbona un po’ arcaica. Io vi ho notato semmai una curiosa atmosfera ligure. Lascio valutare ai lettori…
Spagna e Francia
Madrid è, per Jannello, soprattutto Javier Marías, che le ha dedicato parecchie opere, narrative e saggistiche. Vi percorriamo i parchi, i musei, gli stadi e i luoghi della ormai celebre movida. Quel che vi ho trovato di più autenticamente spagnolo è stata la Plaza Mayor coi suoi portici e i suoi mesones, invitanti per l’appetito.
Non poteva, naturalmente, mancare Barcellona, il cui cantore è stato Carlos Ruiz Zafón: che purtroppo ci ha lasciati lo scorso anno, assieme a tante “belle menti” della cultura (e a tanti amici). Numerosi sono i luoghi suggestivi di questa città mediterranea, dalle architetture di Gaudí alle brulicanti Ramblas ai vicoli del Barrio Gótico ai locali tipici (compreso Els quatre gats, cui Montale aveva consacrato un capitolo del suo “Fuori di casa”).
La Costa Azzurra viene evocata in riferimento agli scrittori americani della Lost Generation, insediatisi qui dopo la Prima Guerra Mondiale, e in particolare a Francis Scott Fitzgerald, che ne fece il frizzante sfondo di “Tenera è la notte”. Personalmente, amo di più la Provenza interna o la confinante Camargue, ma ho trascorso momenti degni di ricordo sulle isole al largo di Cannes. Nella cittadina rivierasca avevo incrociato una via intitolata al politico greco Eleftherios Venizelos. E, parlando di Grecia, ad Antibes si era stabilito l’immenso autore cretese Nikos Kazantzakis.
Parigi è uno scrigno infinito di riferimenti letterari, troppi per poterli considerare tutti. Jannello sceglie Victor Hugo ed Henry Miller. Ogni mia parola aggiuntiva può solo risultare superflua, se non fastidiosa.
L’Europa
Anche Londra non scherza, in proposito. Il Virgilio di turno è, in questo caso, Nick Hornby.
Bruxelles/Brussels (due sono le lingue che vi si parlano, come due le influenze architettoniche che vi si riscontrano: francese e nederlandese) non è tanto l’ambiente satireggiato con ferocia (ma magari aveva le sue buone ragioni…) da Baudelaire, negli epigrammi del ciclo Amoenitates belgicae, quanto la città natale di Marguerite Yourcenar, di Jacques Brel e di Amélie Nothomb, oltre che la dimora scelta oggigiorno da diversi intellettuali e artisti, non solo europei. Due persone (due regnanti…) la legano peraltro all’Italia: la nostra ultima regina, Maria José del Belgio, sorella del sovrano Leopoldo III, e la penultima regina loro, Paola Ruffo di Calabria, consorte di Alberto di Liegi.
Arriviamo ad Amsterdam, che pure mi è rimasta nel cuore e che mi ha strappato copiose lacrime durante la visita al Museo dell’Olocausto, in cui si documentano i locali crimini antisemiti e se ne estende la narrazione dalla vicenda di Anna Frank, universalmente nota, a quella di troppe altre vittime. I canali coi relativi ponti, il verde deliberato e onnipresente (anche nelle commessure dei marciapiedi), i mercati popolari dei vari rioni, a cominciare dal Bloemenmarkt (= mercato dei fiori), i musei – e poi il cibo, inaspettatamente appetitoso, irrorato dalle molteplici varietà della squisita birra indigena! E, certo, le figure di Baruch Spinoza, nato quattro secoli fa all’ombra della Sinagoga, e del titanico romanziere e poeta vivente, Cees Nooteboom…
Copenhagen è, naturalmente, Hans Christian Andersen e le sue fiabe. Ma è anche Karen Blixen, alias Isak Dinesen, che redasse “La mia Africa” contemporaneamente in inglese e in danese (la seconda versione è senz’altro la migliore).
San Pietroburgo ci rimanda a Gogol’, a Dostoevskij, a Pushkin, a Nabokov, alla Achmatova e al Premio Nobel Iosif Brodskij. Mosca ci porta invece all’altro Nobel russo, Boris Pasternak, omaggiato per le poesie e per il potente romanzo “Il dottor Zivago”, che divenne un memorabile film (di David Lean) e un’altrettanto memorabile colonna sonora (di Maurice Jarre).
E poi Berlino (tra scene del regista Wim Wenders e parole nostalgiche dell’inglese Cristopher Isherwood), Praga (di Kafka, Bohumil Hrabal e Milan Kundera), Vienna (Arthur Schnitzler, Robert Musil, Sigmund Freud…).
Un cenno a parte voglio riservarlo a Creta, Rodi e all’Egeo. L’isola maggiore – che diede i natali al già citato Kazantzakis e al poeta Premio Nobel Odisseas Elitis ma anche, millenni prima, alla civiltà minoica – è una meta particolarmente ricca di attrattive. Il mare e i siti archeologici, certo, che però si accompagnano altrettanto validamente a un’infinità di stimoli sensoriali, a una eccellente cucina, a una gente che, come i portoghesi, mi commuove per la cortesia e la modestia delle pretese.
A Rodi era morto, a soli 27 anni, il fratello di mio nonno, lo zio Angelo, inquadrato nel contingente militare di stanza durante la Guerra. Proprio alle vicende dei nostri soldati sulle isole greche è dedicato un piccolo gioiello narrativo, di cui Jannello (e io mi associo all’invito) raccomanda la lettura: “Sagapò”, del pittore trevigiano Renzo Biasion – Einaudi editore.
Le Americhe
Ci trasferiamo adesso nelle Americhe. La Rio de Janeiro di Vinicius de Moraes (e del compositore-cantante António Carlos Jobim, come si può notare dalle “s” palatali, simili a quelle del portoghese europeo, che differenziano nella pronuncia i cariocas dagli altri brasiliani). La Salvador de Bahia di Jorge Amado. La Manaus di Paolo Sorrentino (e del davvero magnifico film di Giorgio Diritti “Un giorno devi andare”). La Cartagena de Indias di Gabriel García Márquez. La Habana di Leonardo Padura Fuentes (e di Ernest Hemingway, e di Guillermo Cabrera Infante…).
La New York di Woody Allen, Jay Mc Inerney e Paul Auster. La Filadelfia di Michael Connely. La Chicago, ancora, di Hemingway. La New Orleans di Tennessee Williams e di Truman Capote. E, per finire, la San Francisco di Jack London e dei poeti della Beat Generation, riuniti attorno alla libreria (e casa editrice) City Lights Bookstore, creazione del bresciano-americano Lawrence Ferlinghetti.
Credo di aver già insinuato, nelle righe che precedono, una serie di validi motivi per leggere il libro. Ne aggiungo ora, espressamente, uno decisivo: la sua qualità letteraria. A proposito di Amsterdam, avevo citato Cees Nooteboom. Ecco, la scrittura di Jannello mi ricorda, per certi versi, l’autore olandese, che (per esempio) in pagine come quelle di “Tumbas” introduce magistralmente il lettore – e potenziale visitatore – ai luoghi-simbolo finali di alcuni grandi della penna…
Provare per credere!
Marco Grassano
Riccardo Jannello
Città da sfogliare
prefazione di Marco Buticchi
Tarka
Collana Viedellaseta
2021, 208 pagine
17 €