Circo Bulgaria di Dejan Enev (tradotto da Giorgia Spadoni per Bottega Errante Edizioni) è una raccolta di brevi racconti (in tutto sono sessantadue), molti dei quali così brevi da poter essere considerati dei veri e propri esempi di flash fiction.
L’abilità di Enev risiede nella capacità di rappresentare le dure verità del suo Paese attraverso una combinazione di folklore balcanico e voli di fantasia. Le storie si incastrano l’una con l’altra a formare frammenti di un racconto più lungo che dà un’idea sottile e precisa anche dei cambiamenti politici ed economici della Bulgaria, oltre che del suo quotidiano.
Nei primi testi il regime comunista si percepisce come una presenza. L’autore fa comprendere l’esistenza della dittatura (che non viene mai nominata o descritta in modo diretto), solo attraverso pochi riflessi. Come poi con pochi accenni, mai diretti, fa capire come questo mondo finisca per sgretolarsi e si giunga, così, all’odierna economia di libero mercato, in cui il divario economico divide le persone in modo ancora più forte. A rimanere è la povertà, a rimanere sono i nullatenenti che sbucano e chiedono soldi, mentre ai capi di partito del regime si sostituiscono i gangster con occhiali scuri e Mercedes.

L’immaginazione e l’attingere alle fiabe e al folklore balcanico permettono all’autore di descrivere in modo spietato la realtà di regime (comunista, prima; fatto d’economia globale, poi) e i sogni infranti, senza cadere nel più cupo realismo.
Enev riesce, come pochi, a far confluire il racconto realistico in una narrazione dalle venature surreali e poetiche. Dietro al surrealismo e alla tendenza di spezzare il reale puntando al poetico, però, si percepiscono sentimenti ispidi, nati da una società dura, nella quale i personaggi sono costretti a vivere.
Alcuni luoghi e personaggi sembrano usciti da altri tempi, lontani. Le famiglie di agricoltori lavorano la terra come hanno fatto per secoli, accanto a loro nuovi criminali, in Mercedes, prosperano per mezzo della violenza, con le luci al neon e le loro leggi sulle città.
È anche vero che Dejan Even dà voce e forma alle vite di emarginati, di persone ai limiti, di bambini e di pazzi che voce non hanno. E rende le loro esistenze degne di essere raccontate.
Così finisce che in Circo Bulgaria ci sono un po’ tutti: dalle principesse ai pastori, dai proprietari di locali notturni agli inservienti del manicomio, dalle prostitute ai furfanti. Fino a personaggi grotteschi schiacciati dalla realtà. Quelli che non hanno mai avuto nulla e che sono rimasti senza soldi o sogni.
In queste storie ricorre l’idea di fuggire, di superare la realtà o di crearsene una alternativa, come fa il padre, internato in manicomio, che vuole celebrare il compleanno del figlio, inviandogli messaggi per mezzo di piccioni. O la storia della bambina mendicante che odia il proprio padre, che altro non ha da offrirle, se non una strada su cui mendicare.
Fuggire per un soldato, che va alla ricerca di una fidanzata perduta, significa prendersi cura di un invalido, incontrato per caso. O il bisogno di superare la morte, come accade a un giovane che veglia il lento (ma inesorabile) trapasso della nonna, pensando che se questa sopravviverà fino al mattino, potrà continuare a vivere.
Il bambino che, come un novello Icaro, si prepara a volare da un grattacielo (costruito in epoca staliniana) è invece il simbolo della fine di un mondo, con i suoi miti e i suoi sogni di gloria, in nome dei quali, molti hanno creduto, vissuto e lavorato.
Circo Bulgaria di Dejan Enev è un libro fatto di speranza. Un libro che in alcuni momenti commuove, fa sorridere, ma soprattutto sperare.
Claudio Cherin
Dejan Enev
Circo Bulgaria
Traduzione di Giorgia Spadoni
Bottega Errante Edizioni
Collana Radar
2023, 335 pagine
20 €