Oligo Editore ha recentemente mandato in libreria “Libri. Non danno la felicità (tanto meno a chi non li legge)” di Luigi Mascheroni. ALIBI Online ha proposto all’autore il questionario “proustiano” sui libri, tema dell’editoriale dello scorso 21 marzo. Quelle che seguono sono le risposte del giornalista e scrittore.
Quali sono i criteri che regolano la disposizione dei libri?
Sui criteri in base ai quali ordinare i libri della propria biblioteca sono stati scritti interi volumi. Ogni lettore ha il proprio, anche se in realtà le vere discriminanti sono il numero di libri e lo spazio a disposizione. Si possono ordinare per aree di pensiero, o secondo il rigorosissimo metodo detto “del seminario tedesco”, oppure secondo suddivisioni alfabetiche, cronologiche, affettive, per titoli, per autore… Persino per altezza dei volumi: chi lo fa è un criminale, ma si fa.
Sulle riviste di arredamento si vedono biblioteche ordinate per disposizione cromatica: uno scaffale per i libri rossi, uno per i gialli, uno per i blu… Speriamo che li arrestino tutti. C’è anche chi mette insieme tutti gli Adelphi o gli Einaudi, cose tristissime. Per quanto mi riguarda, finché ero attorno ai 10 mila volumi, cercavo di mantenere un minimo di ordine – per poterli ritrovare – dividendo l’italianistica, la germanistica, l’anglo-americana, l’ispanistica… e poi la poesia, la storia, la filosofia, l’arte, il cinema… Oggi che ne ho il doppio, o di più, l’unico criterio è non avere criteri.
Ho scelto, come tutti i veri intellettuali, l'”effetto disordine” – in caso di interviste, televisivamente è molto efficace – che si crea alternando libri più alti a più bassi, file di taglio a altre di piatto… Insomma, si accumulano libri a caso, senza alcun senso, mischiando autori, argomenti, editori, formati. Sono strati geologici, all’interno dei quali, va da sé, alla fine è statisticamente impossibile ritrovare qualsivoglia titolo. Così se ti serve un libro che sai di possedere devi uscire a comprarne un’altra copia.
Quanti libri ha in formato cartaceo? E quanti in digitale?
Cartacei, fra i 20 e i 25 mila. Di preciso non lo so. Vado a spanne, calcolando il numero di pareti e quello degli scaffali… Ma si può fare un altro calcolo: fra libri che mi arrivano dalle case editrici, i libri che mi regalano, i libri che compro in libreria, o sulle bancarelle o online, e i libri che rubo – parecchi – sono in media sui tre volumi al giorno. In un anno fanno mille. Ho cominciato a fare il giornalista accumulando libri 25 anni fa, e i conti tornano… L’importante è accumulare libri. Leggerli è secondarlo. Ecco perché non possiedo libri in digitale. Per farne cosa?
Qual è la percentuale dei libri non letti?
Altissima. Al massimo leggo due-tre libri a settimana, per 52 settimane fanno 100-150 libri all’anno, su mille che in quello stesso anno decido di tenere in biblioteca. Ecco qui: 10-15% letti, il resto solo sfogliati o leggiucchiato la quarta di copertina, o l’introduzione, o l’aletta, o niente del tutto. Ma come diceva Umberto Eco la cultura si trasmette per osmosi: basta toccare i libri per metterli sugli scaffali o per spostarli e impari qualcosa: un titolo, la biografia dell’autore, la sua nazionalità, l’anno di edizione del libro, il nome di una collana, la trama di un romanzo… Con questi elementi si può parlare per una cena intera di un libro, senza averlo letto.
Quanti, invece, i libri letti ma non posseduti?
Qualche centinaia, quelli letti per dovere professionale, di cui ho dovuto scrivere, magari controvoglia, ma che non mi interessava leggere né tanto meno tenere. Li ho buttati o regalati o venduti alle bancarelle in cambio di libri più interessanti. Ma avendo cura di tagliare la pagina con la dedica, se c’è, per evitare che l’autore lo ritrovi da lì a qualche anno e la cosa mi metta in imbarazzo… Cosa che succede spesso, peraltro.
Quali i titoli più importanti che mancano?
Migliaia. L’elenco dei libri che mi mancano è mille volte più lungo dell’elenco dei libri che possiedo. Vorrei avere ad esempio tutta la collana I Cento libri che pubblicò la Longanesi negli anni ’50-60-70… Tutti i Centopagine di Calvino, e invece me ne mancano parecchi. Tutte le Silerchie, e invece ne ho sì e no la metà. Vorrei avere tutti i volumetti pubblicati da Scheiwiller: ne ho tantissimi, ma non tutti.
Vorrei la Biblioteca Romantica curata da Giuseppe Antonio Borgese per Mondadori. Vorrei l’intera collana teatro dell’Einaudi… Vorrei tutte le prime edizioni di Montale, Saba, Ungaretti, Dossi, Gadda, Pasolini, Landolfi… Anzi, vorrei tutte le prime edizioni autografe del Novecento italiano. Vorrei tutto l’archivio di Sciardelli e di Lucini, due stampatori pazzeschi. Vorrei tutto Munari. Vorrei, vorrei, vorrei…
E alla fine il desiderio di possedere cose che non ho, mi ha convinto a fondare con due amici una piccola casa editrice, la De Piante editore. Pubblichiamo i libri che vorremmo trovare sul mercato ma che non ci sono: plaquette elegantissime in tiratura limitata con testi inediti o rarissimi del ‘900 italiano, come ad esempio delle lettere ritrovate di Leonardo Sciascia a un suo amico siciliano, con in sovracopertina una fotografia inedita di Ferdinando Scianna; oppure repêchage d’autore: abbiamo appena ripubblicato il “Viaggio al Congo” di André Gide nella traduzione di Franco Fortini, o un libricino rilegato a mano con un elzeviro su alcol e letteratura scritto da Anthony Burgess, l’autore di “Arancia meccanica” per il Giornale di Indro Montanelli nel 1980… Cose così…
Quali sono le perdite più gravi?
Nessuno. Mai prestato un libro in vita mia. Mai fatto uscire di casa un libro che mi interessava. Non faccio vedere i miei libri a nessuno. Non li presto neanche ai miei figli. Al massimo gli do i soldi per comprarsi loro l’edizione tascabile. E poi quando l’hanno finita di leggere gliela rubo per rivenderla.
Qual è il libro più prezioso che possiede?
Da quando ne ho scoperto l’esistenza e trovato una copia, sto trattando per un Abecedario disegnato da Bruno Munari, per Einaudi, nel 1942. Rarissimo. È un libro per bambini in cui alle varie parole sono abbinati dei disegni, come in tutti gli abecedari, solo che in questo alla lettera “H” Munari fa corrispondere il disegno di un “hitleriano”, un soldato tedesco con la svastica… Ovviamente finita la guerra sparì dai magazzini dell’Einaudi, dalle librerie, biblioteche, archivi… Ne girano pochissime copie, molto costose.
Quali sono i 10 libri che salverebbe da un incendio?
Nessuno. In caso di incendio meglio che bruci tutta la casa, con me dentro. Cosa me ne faccio di dieci libri?
Su quale libro è vergata la dedica a lei più cara?
Non è proprio una dedica, e neppure per me. Però anni fa alla Libreria Libet di Milano, che vende solo libri fuori catalogo, ho trovato un vecchio tascabile Einaudi di Oreste del Buono. Niente di che. Copia dozzinale di un testo che ho già in prima edizione. Ma dato tutti i libri che trovo, scritti o curati da Oreste del Buono – non so perché – li compro, per istinto l’ho preso e aperto. E sul foglio di guardia c’era un bellissimo disegno a penna Bic, un autoritratto a figura intera, molto elaborato, siglato “OdB”. L’ho preso, non ho detto niente al libraio, che non sapeva del disegno, e l’ho pagato cinque euro. Un mio amico invece su una bancarella, non molto tempo fa, ha trovato una prima edizione del “Gattopardo”: chi lo vendeva non sapeva che vale 1.300 euro, più o meno. Gliel’ha lasciata a 15.
Che fine faranno i suoi libri?
L’importante è che non finiscano in una biblioteca pubblica. Quando morirò i miei figli li svenderanno a qualche bancarellaio. Si divideranno il ricavato e spero si facciano un weekend di lusso al Quisisana di Capri. Per dire…
A cura di Saul Stucchi
Luigi Mascheroni
Libri
Non danno la felicità (tanto meno a chi non li legge)
Oligo Editore
Collana Piccola Biblioteca Oligo
2021, 36 pagine
12 €