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Voi siete qui: Teatro & Cinema » Lino Musella interpreta i Sonetti di Shakespeare

30 Gennaio 2019 Scritto da Saul Stucchi

Lino Musella interpreta i Sonetti di Shakespeare

Se amate Shakespeare (e come potete non amarlo, se avete un cuore?!), andate a vedere lo spettacolo “L’ammore nun’è ammore” con Lino Musella – che ne cura anche la regia – e il musicista polistrumentista Marco Vidino ai cordofoni e alle percussioni. È in cartellone al Teatro Franco Parenti di Milano dal 29 gennaio al 3 febbraio 2019.

Lino Musella recita i sonetti di Shakespeare traditi e tradotti da Dario Iacobelli

Musella non fa una lettura teatrale di “30 sonetti di Shakespeare traditi e tradotti da Dario Jacobelli”: li recita, li vive, li interpreta a modo suo, li condivide con il pubblico che al termine gli restituisce calorosi applausi per il suo gesto d’amore. Amore non solo per Shakespeare (sarà un caso che i precedenti spettacoli in cui avevo visto Musella erano entrambi del Bardo? Il recente “Who is the King?” sempre al Parenti e un “Otello” di dieci anni fa al Litta), ma anche per il lavoro di Jacobelli. Sia detto per inciso: se cercate in rete, trovate la storia pirandelliana – ovvero italiana – del cognome di Jacobelli registrato dalla SIAE come Iacobelli…

L’unico tradimento di Musella verso l’autore napoletano, scomparso prematuramente nel 2013, consiste nell’aver modificato l’ordine interno dei Sonetti. Non segue infatti quello della pubblicazione edita nella collana “Liquid” di “Ad Est dell’Equatore”, preferendogli un ordine dovuto a ragioni drammaturgiche. E lo spettacolo si apre con l’elenco dei Sonetti: 55, 33, 18, 75… “Stasera diamo i numeri”, dice l’attore.

Lino Musella interpreta i "30 sonetti di Shakespeare traditi e tradotti da Dario Iacobelli" - foto di Manuela Giusto

Una breve citazione, presa dal Sonetto 55, serva a mo’ di esempio del lavoro di traduzione:

Not marble, nor the gilded monuments
Of princes, shall outlive this powerful rhyme;
But you shall shine more bright in these contents
Than unswept stone, besmear’d with sluttish time.

Né o’ marmo, né i monumenti chieni d’oro de’ principi e de’ re
sarranno capaci ‘e sopravvivere a’ putenza ‘e chesti versi
addò’ tu splendarrai cchiù luminosa de
na lapida fetente ca dint’o tiempo a lucentezza ha perso.

Per quel poco che possiamo valutare con la nostra conoscenza approssimativa del napoletano e dell’inglese tardo cinquecentesco, ci sentiamo di dire che anche i tradimenti di Jacobelli sono stati lievi, giustificati dalla fedeltà allo spirito poetico dell’originale. Così, per esempio, i “forty winters” del Sonetto 2 diventano “cinquanta e cchiù viern'”.

Peccati veniali, anzi gesti di amorevole cura per queste poesie che parlano di tempo che fugge, bellezza che sfiorisce, passione e disperazione, tra echi petrarcheschi e citazioni dalla lirica greca, a cominciare da Saffo.

E Musella ha coccolato uno per uno i trenta sonetti, dando a ciascuno una propria identità teatrale, come fossero micro-spettacoli in sé conchiusi. Lo sostengono in questa impresa il fedele Vidino che sottolinea, accompagna, stuzzica e scherza e l’attento disegno delle luci di Hossein Taheri che aggiunge intensità drammatica – senza però cadere nell’eccesso – e regala ombre hopperiane all’attore che gioca con l’eco delle sue parole.

Lino Musella in "30 sonetti di Shakespeare" - foto di Manuela Giusto

Musella occupa tutto lo spazio teatrale della Sala Tre. Lo percorre da guitto a bordo di un’esuberante motoretta immaginaria, si butta per terra dopo aver girato su stesso come un derviscio rotante (e qui fatelo l’applauso a scena aperta, prima che lui lo chieda per il maestro Vidino!), si fa accompagnare, bendato, sui gradini in mezzo agli spettatori, gioca con i tarocchi, indossa una parrucca bionda e si guarda allo specchio.

Intanto la sua bella voce parla d’amore. Magari recitando un sonetto segreto nell’orecchio di un fortunato spettatore, tra la gelosia e la curiosità degli altri. E certo non corre il rischio di rimanere vittima del panico che blocca l’attore mediocre, ben illustrato dall’incipit del Sonetto 23:

As an unperfect actor on the stage
Who with his fear is put besides his part

Comme a n’attore ‘e mezza tacca se scorda ‘o personaggio
quanno sta annanz’o pubblico e recita nu cesso

Saul Stucchi
Foto di Manuela Giusto

Dal 29 gennaio al 3 febbraio 2019

L’ammore nun’è ammore
30 sonetti di Shakespeare traditi e tradotti da Dario Jacobelli

Con Lino Musella e Marco Vidino (cordofoni e percussioni)
Disegno luci Hossein Taheri
Regia Lino Musella
Produzione Elledieffe, in collaborazione con Le vie dei Festival
Durata: 1 ora e 15 minuti

Orari:
martedì 29 gennaio h 19:30
mercoledì 30 gennaio h 20:15
giovedì 31 gennaio h 20:30
venerdì 1 febbraio h 21:00
sabato 2 febbraio h 20:00
domenica 3 febbraio h 16:45

Biglietti: intero 23,50 € + prev.; ridotto 15 € + prev.

Teatro Franco Parenti 
Via Pier Lombardo 14
Milano

Informazioni:

www.teatrofrancoparenti.it

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