Qualche giorno fa, per la precisione mercoledì 19 aprile, ho incontrato il dottor Paolo Prota alla Biblioteca Ostinata da lui fondata in via Osti, a due passi dall’Università Statale di Milano. La biblioteca ha aperto i battenti lo scorso dicembre e in quattro mesi ha registrato oltre settecento iscritti. Un successo ben oltre le sue stesse aspettative, mi confesserà all’inizio della nostra chiacchierata che è stata più breve del previsto per il sopraggiungere di un suo impegno. Ma spero che ci saranno altre occasioni per parlare di libri e biblioteche…
Prota mi attende seduto a uno dei due tavoli che danno sulle vetrine della Biblioteca Ostinata. Che sia bella, lo si vede già da fuori. Che sia comoda lo si scopre varcando la porta d’ingresso. Ma la sua qualità migliore – lo dico da frequentatore di biblioteche di lungo corso – risiede nell’ampio orario di apertura (per quanto bella, una biblioteca chiusa, infatti, non è di alcuna utilità).
Eventi di successo
Prima di presentarmi all’appuntamento ho fatto una breve tappa dal mio bouquiniste di fiducia, da cui ho acquistato un libro di Annie Ernaux, in vista di un evento dedicato alla scrittrice francese Premio Nobel per la letteratura del 2022 che si terrà a fine maggio al Bloom di Mezzago (ma di questo, a suo tempo). Romanzi e saggi, recenti e più datati, sono disposti sul tavolo accanto a quello dove prendo posto. Con una rapida occhiata faccio in tempo a individuare Anarchia di William Dalrymple, pubblicato da Adelphi.
Nei tratti del volto del dottor Prota, invece, mi pare di riconoscere qualcosa che ricorda Federico Zeri: ma il patron di Ostinata è molto più pacato di quanto fosse lo storico dell’arte, di cui però ho solo ricordi indiretti.
Più ancora nel numero di iscritti a giustificare la soddisfazione di Prota è l’alto numero dei partecipanti ai gruppi di lettura e agli eventi. A mo’ di breve introduzione mi illustra i pilastri su cui ha fondato Ostinata, una biblioteca privata che funziona come pubblica: libera, gratuita e aperta a tutti. Era un progetto a cui pensava da tanti anni per mettere una parte dei suoi tantissimi libri al servizio della comunità (oggi sono oltre quattromila quelli catalogati).
Non trovava però il posto giusto, finché non è andato in vendita lo spazio che oggi accoglie la biblioteca, giusto di fronte alla sua abitazione. L’ha comprato e si è fatto aiutare dalle biblioteche comunali di Milano che hanno istruito il personale a catalogare il patrimonio librario (sul sito sono chiamati – significativamente – heroes), mentre il progetto è stato realizzato da amici di famiglia: Michele De Lucchi e suo figlio Pico. “Hanno fatto un lavoro meraviglioso”, dice Prota.
Biblioteca di quartiere
A ispirarlo è stato il riconoscimento della funzione della lettura come mezzo per migliorarsi, per comprendersi meglio, per ridurre le diseguaglianze tra le persone. Ha sempre considerato la lettura come un valore salvifico rispetto alle difficoltà della vita. E poi la biblioteca è un luogo di incontro che fa comunità.
“Lei sa il lavoro straordinario che fanno le biblioteche comunali?”, mi chiede. E qui mi gioco il primo asso nella manica. Gli racconto infatti che sabato scorso, 15 aprile, ho partecipato alla XXXI Giornata delle Biblioteche Lombarde organizzata dalla sezione regionale dell’AIB Associazione Italia Biblioteche all’Umanitaria, durante la quale Paola Petrucci della Direzione Area Biblioteche del Comune di Milano ha tenuto una relazione dal titolo Lettura al piano, facendo una panoramica delle biblioteche di condominio e di prossimità nella metropoli.
“Ah, però!”, commenta Prota, colpito dal fatto che la sua Biblioteca Ostinata (la “nostra”, oserei dire, visto che da due settimane sono tra le centinaia di iscritti) sia stata presentata dalla Petrucci come uno dei casi più significativi della rete di presidi per la lettura che unisce biblioteche, edicole, librerie e scuole.
“Noi ci chiamiamo Biblioteca di quartiere”, mi spiega poi, “perché il condominio di via Osti 3 ha soltanto cinque famiglie. Ma siamo considerati a tutti gli effetti una biblioteca condominiale”. Per aderire alla rete ha sottoscritto il patto di lettura della città di Milano che vincola Biblioteca Ostinata a impegnarsi nel promuovere la lettura tra le persone che non leggono e a potenziarla tra i lettori, nonché a tutelare alcune fasce più deboli, come i bambini, gli anziani e i nuovi cittadini.
Scelta obbligata
Per quanto riguarda gli anziani, Prota sottolinea l’importanza della biblioteca come luogo di comunità e dunque rimedio contro la solitudine. Sul versante dei più piccoli, invece, hanno dovuto aggiornarsi perché non avevano libri per bambini. Ma già stanno organizzando letture animate e laboratori. Per il prossimo settembre contano poi di riuscire a offrire delle lezioni di italiano per nuovi cittadini.
Trascinato dalla concatenazione di pensieri arriva a spiegarmi la genesi del nome “Ostinata”: non solo perché è nata in via Osti, ma proprio perché per raggiungere gli obiettivi del patto di lettura “bisogna essere tosti, ostinati”.
Aprire una biblioteca privata al pubblico è stata un’impresa molto ambiziosa, gli dico, soprattutto in un momento in cui è già difficile aprire o mantenere aperta una biblioteca pubblica. “Non avevo altre strade” è la risposta chiara e sorprendente di Prota. “Ho sempre considerato la vicinanza con le persone meno fortunate un mio dovere”.
Queste sue parole mi hanno già colpito durante la chiacchierata, ma solo riascoltandone la registrazione ho potuto apprezzare la scelta dei termini e soffermarmi a riflettere – come merita – su quel “dovere” su cui cade l’accento del suo discorso. Un dovere: ecco come un cittadino privato che un tempo sarebbe stato definito “illuminato” (e che io oggi reputo tale) considera il suo generoso atto di condivisione con gli altri. Dovrebbero rifletterci in primis gli amministratori della cosa pubblica.
Fare “semplicemente” una donazione non avrebbe risolto il problema della comunità, continua Prota, riconoscendo: “abbiamo messo molta carne al fuoco e adesso in molti si aspettano da noi qualcosa”. Uno degli eventi che gli stanno più a cuore è quello in calendario per il 3 maggio alle ore 18.00, dedicato a Luciano Bianciardi. È organizzato in collaborazione con la casa editrice ExCogita, fondata da Luciana Bianciardi, figlia dello scrittore. Lei avrebbe voluto fissarlo per il 4 maggio, ricorrenza dello scoppio del pozzo di Ribolla nel grossetano (1954) che provocò la morte di una quarantina di minatori.
Biblioteca vivente
Chiedo a Prota di un altro scrittore menzionato nel primo numero della newsletter, Alberto Manguel, di cui è riportata questa citazione: “Ogni biblioteca è, per necessità, una creazione incompleta, un work-in-progress, e ogni scaffale vuoto preannuncia i libri che verranno”. Tra un anno, il 25 aprile del 2024, dovrebbe aprire il Centro di Studi di Storia della Lettura che il comune di Lisbona sta realizzando attorno alla donazione della sua biblioteca privata (Manguel ha invitato il sottoscritto con consorte all’inaugurazione: l’abbiamo già segnata in calendario). “Sì, le biblioteche devono vivere come un organismo”, riprende il filo Prota, rivelando che stanno cercando spazi per sistemare i nuovi libri.
Ai cento metri quadrati del piano a livello della strada si aggiunge la ventina del piccolo locale scavato nel sottosuolo: lì pensano di mettere “i libri che girano meno” ma che comunque possono essere presi in prestito, per far posto sopra alle novità e ai libri più richiesti. Questi sono oggi i romanzi attuali e quelli in classifica (“ahimè”, aggiunge con un sospiro), i libri per bambini, i classici e i gialli.
Intanto dà indicazioni alla bibliotecaria Lella, una dei quattro che lavorano in Biblioteca (due alla mattina e due al pomeriggio), di mostrarmi il locale sotterraneo al termine della chiacchierata. A questo punto mi gioco il secondo asso. “Presumo dunque che le memorie del generale Masséna finiranno in cantina…” Nella mia precedente visita avevo adocchiato i Mémoires d’André Masséna, duc de Rivoli, prince d’Essling, maréchal d’Empire…, in più volumi, esposti nella stessa libreria in cui fanno bella mostra quelli di Saint-Simon. Proprio ieri, mi smentisce parzialmente Prota, tre utenti hanno preso libri su Napoleone e la Rivoluzione francese, anche se – riconosce – le Memorie di Masséna non si muoveranno molto. Lui è rimasto profondamente colpito da quelle di Talleyrand, ministro degli esteri di Napoleone. “Il diavolo zoppo”, lo menziono io per non usare il meno elegante epiteto con cui lo chiamò una volta lo stesso imperatore, definizione che riporto in originale e scusate il francesismo: « vous êtes de la merde dans un bas de soie ».
La memoria
La nostra chiacchierata si chiude sul tema della memoria e della biblioteca come archivio. Alle mie parole Prota mi fa consegnare dalle collaboratrici il manifesto di Biblioteca Ostinata che riporta la celebre citazione da Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar: “Fondare biblioteche è come costruire granai pubblici, ammassare riserve contro l’inverno dello spirito che, da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”. Gli confesso che quando ero ragazzo avevo trascritto a mano questa frase per incollarla su uno dei primi ripiani della mia biblioteca.
Si dice fiducioso nella sopravvivenza del libro, anche nel tradizionale formato cartaceo. È vero che in Italia si legge poco, ma è così da sempre. Vuole verificare la fondatezza di quanto gli riferiscono, ovvero che è soprattutto nelle scuole medie che diminuisce la capacità di lettura dei ragazzi. Eppure non è pessimista, anzi. “Sono arrivato a ottant’anni. Posso permettermi di fare delle cose, le faccio e ci credo. Andando avanti possiamo davvero fare opera di mantenere la memoria e la cultura”.
“Io sono ottimista” sono le ultime parole con cui mi saluta. Ottimista e ostinato, è il caso di dire.
Saul Stucchi
Biblioteca Ostinata
Via Osti 6
Milano