I lettori di ALIBI Online conoscono (e apprezzano) Michele Lupo come recensore di libri e come autore di narrativa (ricordiamo “I fuoriusciti” del 2010 e “Io sono la montagna” del 2015).
Recentemente è uscito il suo nuovo album musicale, intitolato “The Last City”, composto da 10 tracce. Incuriositi e positivamente stupiti dall’ascolto dell’album, abbiamo fatto a Michele qualche domanda…
Come sei arrivato all’album?
Da quando ho ripreso a suonare, tre o quattro anni fa, dopo una lunghissima latitanza, son venute fuori varie cose; come mi succedeva nella scrittura ho la tendenza a non chiudere mai, a sentire innaturale il finito. Sicché mi sono sforzato di mettere un po’ d’ordine nel trovarobe – mi è parso che alcuni pezzi, in sé autonomi, insieme trovassero una definizione più interessante, quasi a comporre una storia. Così ho deciso di farne un disco. Un altro seguirà entro l’anno.
Quali sono stati i punti di riferimento, le fonti d’ispirazione?
Come diceva Eco, i debiti si pagano. E io ne ho troppi per elencarli tutti. A partire dai minimalisti storici e i kosmische tedeschi (Roedelius con i Kluster anticipò il noise di decenni – anche se ne preferisco il lato romantico); poi una scena elettronica molto ampia che va da David Behrman ai Boards of Canada, o ancora la drone di William Basinski. Anche se fra i primi dieci dischi della vita metto almeno un paio di titoli di Jon Hassell e “Kid A” dei Radiohead.
Mi incuriosiscono i titoli dei brani… Vuoi dirne qualcosa?
Non gli attribuirei soverchia importanza; i titoli son venuti fuori immaginando le tracce come singole scene di un movimento narrativo – non necessariamente lineare – che approdasse da qualche parte, forse verso un fantasma di città. L’alone implicito è quella specie di “malinconia del futuro” ben descritta da Mark Fisher (cui dedico la traccia numero 5), che è forse il vero ispiratore di “The Last City”.
Cosa ti aspetti dal disco? Suonerai la tua musica da qualche parte?
Non mi aspetto nulla a parte l’apprezzamento di qualche ascoltatore. Concerti, vedremo.
Hai appeso la penna al chiodo?
Hanno detto – e bene – che quando finiscono le parole inizia la musica. Specie quelle della finzione letteraria – con rare eccezioni – ormai mi annoiano. Quindi la risposta è sì.
A cura di Saul Stucchi
Michele Lupo
The Last City