Come corollario alla recensione di “Abbecedario Ucraino II” (Gaspari Editore), pubblichiamo un’intervista all’autore Massimiliano Di Pasquale.
Qual è stato il lemma più difficile da scrivere?
Prima di rispondere a questa domanda vorrei spiegare brevemente al lettore la genesi dell’opera. “Abbecedario Ucraino” nasce come progetto nel 2014 con lo scopo di raccontare, attraverso dei lemmi, la storia, la cultura e le vicende politiche di un paese, l’Ucraina, pressoché sconosciuto al pubblico italiano e pure a molti slavisti e/o sedicenti esperti di geopolitica che per ignoranza o pregiudizio ideologico/politico preferiscono considerarla un’appendice della Russia ignorando la sua secolare storia che affonda le radici nella Rus di Kyiv, stato medioevale che al suo apogeo rivaleggiava con l’Impero Carolingio.
L’opera, inizialmente concepita come un unicum che doveva coprire un lunghissimo arco temporale, dal Medioevo alla guerra in Donbas, viene poi trasformata per ragioni di fruibilità in un dittico. Il primo volume, uscito nel luglio 2018 e intitolato “Abbecedario Ucraino. Rivoluzione, cultura e indipendenza di un popolo”, approfondisce le tematiche politiche, storiche e culturali che hanno interessato l’Ucraina dal 1991, anno dell’indipendenza, fino al conflitto russo.
Il secondo uscito nel marzo 2021, intitolato “Abbecedario Ucraino II. Dal Medioevo alla tragedia di Chernobyl”, passa in rassegna protagonisti ed eventi storici chiave del Paese dalla Rus di Kyiv fino al dissolvimento dell’URSS. Per quanto riguarda il primo volume i lemmi che hanno richiesto più tempo sono stati sicuramente quelli relativi alla Rivoluzione Arancione, alla Crimea e a Euromaidan.
In Abbecedario II le voci più difficili da scrivere sono state quelle di Chornobyl, del Rinascimento Fucilato e di Bandera. In assoluto la voce più complicata da realizzare è stata quella dedicata al nazionalista ucraino Stepan Bandera, sia per l’alacre lavoro di ricerca che ha comportato sia per la lunghezza del lemma che ha richiesto l’alternarsi, all’interno della stessa voce, di diversi registri stilistici, dalla spy story alla le Carré all’analisi storiografica passando per il debunking delle tante narrative disinformative su Bandera tornate in auge nei media pro-Cremlino dopo il Maidan del 2014.
Quali sono state le reazioni dei lettori?
È inevitabile che quando si fa lo scrittore, seppure di nicchia – scrivere di Ucraina non è un gran affare a livello commerciale! – ci si debba confrontare con il giudizio dei giornalisti e dei lettori. Personalmente mi ritengo abbastanza fortunato perché i miei libri sono sempre stati salutati da recensioni positive, talvolta molto positive.
Da un altro lato è chiaro che talvolta sia per motivi di spazio (la famosa dittatura delle battute), sia per gli argomenti trattati (nonostante l’attualità di certe tematiche l’Ucraina non arriva al grande pubblico italiano neppure a quello che definiamo “colto”) le recensioni, seppure positive, siano stringate.
Ovviamente esistono delle eccezioni, potrei citare la tua recensione su ALIBI o quella uscita sulle pagine di Strade qualche giorno fa, e ciò, sarebbe ipocrita negarlo, fa molto piacere non tanto per narcisismo (anche se gli scrittori sono tutti un po’ narcisi!) ma perché ci si rende piacevolmente conto che c’è ancora qualcuno che legge i libri in modo serio e approfondito e poi ne scrive con cognizione di causa.
Com’è cambiata l’Ucraina negli ultimi anni?
Potrei rispondere laconicamente, ma non per questo in modo errato, che l’Ucraina è sempre in evoluzione. Kyiv la sua capitale, specie in tempo di pace ma pure oggi, è un po’ il termometro dell’intera nazione. E chiunque capiti a Kyiv può confermarti come la città cambi moltissimo nel solo arco di 6 mesi.
Ciò detto immagino che la tua domanda abbia un risvolto politico-sociale e abbia a che fare con ciò che accade in un Paese in guerra da 7 anni con la Russia (il mese scorso siamo entrati nell’ottavo anno), e alle prese con la pandemia. Sicuramente la situazione rimane critica e gli eventi delle ultime settimane, l’ingente ammasso di forze armate russe ai confini orientali e meridionali del Paese, sembrano confermarlo.
Tra le cose positive che mi piace rilevare c’è sicuramente il cambio di passo del Presidente Zelenskyi che dall’inizio dell’anno ha messo in atto comportamenti coraggiosi per emarginare le forze pro-Cremlino in Ucraina che minano la sua stabilità interna. Ma questa è solo un’istantanea che va collocata in un contesto più generale molto complesso.
Esaminando il percorso del Paese negli ultimi 5-6 anni possiamo fare questa considerazione: se con la firma del trattato di Associazione con la UE nel luglio 2017, l’Ucraina di Poroshenko aveva certificato la fine del multivettorialismo Mosca/Bruxelles, mettendo in chiaro che vedeva il suo futuro in Europa, le scelte compromissorie compiute dalla nuova leadership, almeno fino al dicembre 2020, sembravano aver messo di nuovo in discussione l’indirizzo filoeuropeo del post-Maidan.
Ciò detto è ancora troppo presto, e forse non del tutto corretto, parlare di un ritorno al multivettorialismo dei tempi di Kuchma o di un riavvicinamento a Mosca, perché lo scenario storico e geopolitico è profondamente mutato rispetto ai primi anni Duemila e perché la guerra in Donbas ha introdotto fratture difficili da sanare sia con la Russia sia all’interno della società ucraina.
È invece utile chiedersi come mai l’Ucraina, nonostante l’impatto epocale della Rivoluzione della Dignità del 2014, debba ancora oggi fare i conti con ampie fasce di popolazione profondamente sovietizzate.
Hai avanzato materiale per un terzo volume?
Lavorando a un progetto così vasto è normale che alcune voci già scritte – in vero non moltissime, comunque sufficienti per dar vita a un libro di almeno un centinaio di pagine – siano rimaste fuori. Dal momento che non sono un cantante rock e non ho la possibilità di fare uscire un cd di outtakes, inediti e remix – nel mondo editoriale non funziona così (per fortuna verrebbe da dire) – non delizierò i miei lettori con un terzo Abbecedario!
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
L’idea di scrivere un libro su Chernivtsi (vedi “Abbecedario Ucraino II”, pag. 66, ndr) risale al 2013, ne parlai anche con l’amico Francesco Cataluccio durante un piacevole pranzo che mi offrì al ristorante dei Frigoriferi Milanesi. Poi però valutando pro e contro capii che sarebbe stato un libro davvero di nicchia.
Anche il mio editore dell’epoca non era interessato e così scrissi “Riga Magica. Cronache dal Baltico”, un lavoro che amo moltissimo e che avrebbe potuto avere anche un buon riscontro commerciale se fosse stato adeguatamente promosso.
In questo momento sto vagliando alcune ipotesi letterarie, peraltro diversissime tra loro, ma non ho ancora deciso quale sarà il progetto a cui lavorerò nei prossimi mesi. Ora la priorità è promuovere “Abbecedario Ucraino”, opera a cui ho dedicato molti anni di lavoro in fase di ricerca e di stesura.
A cura di Saul Stucchi
Didascalie:
- Massimiliano Di Pasquale
© UCMC – Ukrainian Crisis Media Center - Kyiv, Murale che ritrae Mykhailo Hrushevsky, primo Presidente Ucraino
© Massimiliano Di Pasquale
- Massimiliano Di Pasquale
Abbecedario ucraino II
Dal medioevo alla tragedia di Chernobyl
Gaspari
Collana Storica
2021, 222 pagine
20 € - Abbecedario ucraino
Rivoluzione, cultura e indipendenza di un popolo
Gaspari
Collana Storica
2018, 191 pagine
18 €