Alla vigilia delle intense Giornate Pirandelliane al Teatro Sociale di Busto Arsizio ho incontrato il regista Alberto Oliva nella casa di un’amica dal nome e dall’ospitalità divine. Una dimora che meriterebbe di far parte del circuito delle Case Museo milanesi, come il Poldi Pezzoli e il Bagatti Valsecchi.
Sono arrivato all’appuntamento con una manciata di minuti di ritardo, accumulati a bella posta. Al bar dove mi sono fermato per un caffè ho letto alla voce “Psicoanalisi” dell’Alfabeto pirandelliano di Leonardo Sciascia il detto siciliano “Cu scanza ura scanza priculu”, ovvero “Chi scansa l’ora scansa il pericolo”.
E in effetti, scansata la briantea puntualità di cui solitamente mi picco, l’incontro è andato benissimo. È stata una piacevole chiacchierata al termine della quale abbiamo gustato tè e dolcetti in compagnia della padrona di casa, con la quale abbiamo continuato a parlare di teatro.
Le Giornate Pirandelliane
Ma torniamo alle Giornate Pirandelliane di Busto Arsizio. Eccone, in estrema sintesi, il programma:
- Giovedì 11 aprile: inaugurazione delle Giornate Pirandelliane e consegna del Premio Delia Cajelli sezione scuole al Liceo Artistico Paolo Candiani di Busto Arsizio per gli studi scenografici sul teatro di Luigi Pirandello.
- Venerdì 12 aprile, ore 10.00 matinée per le scuole dello spettacolo “Il fu Mattia Pascal, l’uomo che visse due volte” per la regia di Alberto Oliva, con Mino Manni, Marco Balbi, Letizia Bravi, Alessandro Castellucci, Gianna Coletti.
- Ore 11.45: lectio magistralis della professoressa Gabriella Corsinovi, docente dell’Università degli Studi di Genova.
- Ore 21.00 replica dello spettacolo.
- Domenica 14 aprile alle ore 10.30 consegna dei Premi Delia Cajelli. Tra i premiati Andrée Ruth Shammah, regista e direttrice del Teatro Franco Parenti di Milano, per la sua “visionarietà pirandelliana”.
- La premiazione sarà seguita dallo spettacolo “La giara”, messo in scena dal Liceo Classico Daniele Crespi di Busto Arsizio.
Oliva e Pirandello
Seduti al tavolino in terrazza ho chiesto a Oliva come e perché è stato coinvolto in questo progetto su Pirandello. La manifestazione è curata da Educarte, ovvero da Daniele Geltrudi e Danilo Menato (quest’ultimo vedovo di Delia Cajelli, figura molto importante per il teatro di Busto Arsizio che ha diretto a lungo: alla sua memoria e alla sua passione per Pirandello sono appunto dedicate le Giornate).
Quest’anno le Giornate Pirandelliane hanno come fulcro “Il fu Mattia Pascal” di Oliva e Manni, ma Geltrudi e Menato hanno chiesto all’Associazione I Demoni di lavorare a un progetto di più ampio respiro con il traguardo del 2020. Così Oliva e Manni hanno pensato di affrontare “L’uomo, la bestia e la virtù” creando un progetto articolato in vari momenti. Si parte con un laboratorio gratuito per attori interessati ad approfondire la tematica pirandelliana, a cui ne seguiranno altri due. Poi si farà la produzione vera e propria. Per la prima volta Educarte per le Giornate Pirandelliane non si limiterà dunque a ospitare uno spettacolo, ma ne creerà uno. È una sfida molto stimolante.
Il tema dell’etichetta
Ma perché proprio quest’opera? Ho chiesto a Oliva. “Perché è molto pirandelliana”. Pone al centro la tematica del mettersi addosso o vedersi affibbiata un’etichetta. Etichettare equivale a banalizzare e semplificare. In questa fase della vita gli interessa riflettere e lavorare su questo tema. Sa che nel testo c’è la risposta ma non l’ha ancora trovata. Vuole capire quanto queste etichette ce le appiccichiamo noi e quanto invece ce le affibbiano gli altri. Alberto ha proseguito spiegandomi quella che in psicologia è chiamata “la profezia che si autoavvera”: se tutti ti dicono che sei introverso, tu ti convinci di esserlo e fai di tutto per dimostrarti introverso.
Ma vale solo in senso negativo? Gli ho domandato. No, è ambivalente. Funziona anche in senso positivo. Ma è un problema soltanto quando è in senso negativo.
A questo punto Alberto è tornato al testo di Pirandello. Quanto la signora Perella è veramente convinta di essere virtuosa e quanto è consapevole che quella che indossa è una maschera imposta dagli altri e che lei si tiene? Quanto gli altri che la identificano come virtuosa sanno che non lo è? Quanto è consapevole questo gioco sociale?
Tante domande e tanto profonde… Di una cosa è già sicuro Oliva: quanti danni si fanno con questo gioco! Nel teatro, per esempio. Se Emma Dante fa uno spettacolo diverso da quelli che allestisce di solito, diventa un problema.
Un percorso lineare
Racconto al regista che all’inaugurazione del Museo Magritte di Bruxelles la guida raccontò che a un certo punto della carriera Magritte aveva abbandonato la strada del Surrealismo per imboccare un altro percorso. Il suo principale gallerista però lo convinse a tornare sui suoi passi perché le nuove opere non vendevano come i “veri” Magritte.
Ecco: Oliva vuole ragionare sul tema dell’etichetta e sulle sue limitazioni. Mette già in conto che probabilmente non c’è una risposta, ma vuole comunque pensarci. Confessa:
Io mi sento come uno non prendibile e questo mi viene spesso mosso come critica. “Ma tu fai la lirica, poi fai il giornalista… Ma chi sei?”. Sono tutte queste cose qua. Io so benissimo che sto facendo la stessa cosa, che sto perseguendo una linea. Semplicemente questo percorso non è incasellabile. Mi domandano: “Ma cosa c’entri tu con la mostra sulle Botteghe Storiche?”. C’entro perché le Botteghe Storiche contengono un’anima nascosta che è uguale a quella che cerco negli spettacoli e nei testi.
Approdiamo al problema dell’identità che non è solo quella di genere (del dibattito attorno alla quale entrambi, ci confessiamo reciprocamente, ci siamo un po’ stancati… Ma non ditelo a nessuno!). Alberto è interessato al tema dell’identità dell’artista che in ultima analisi è quello dell’identità dell’uomo. A me invece interessa e incuriosisce l’accostamento tra Dostoevskij e Pirandello che lui e Manni stanno elaborando in questi anni.
Ma quante personalità abbiamo e quante possiamo mostrarne agli altri? Magritte ormai era quell’altro, quello che dipingeva con il nuovo stile, dice Oliva, ma ha dovuto tornare a essere il Magritte di prima. È quello che capita alla protagonista de “L’uomo, la bestia e la virtù”. La signora Perrella è incinta del suo amante, ma è costretta a essere falsa perché gli altri non sopporterebbero la verità.
“Se io sono “incinto” di Pirandello, ma continuo a fare Dostoevskij perché tu mi identifichi in quell’autore, sono falso. Rivendico la mia libertà di fare Pirandello! È stimolante avere autori di riferimento, ma non bisogna fossilizzarsi”, dice Alberto. E aggiunge che per alcuni aspetti è più simile lavorare su “Il fu Mattia Pascal” e “Delitto e castigo”, piuttosto che su “L’uomo, la bestia e la virtù” e “Il fu Mattia Pascal”, perché per i primi due, che sono romanzi, il procedimento di approccio è simile.
Garibaldi amore mio
Oggi siamo subissati di informazioni e per sopravvivere abbiamo bisogno di dare etichette a quello che vediamo. Alberto porta come ulteriore esempio lo spettacolo “Garibaldi amore mio” tratto da un testo di Maurizio Micheli che l’autore stesso aveva portato in scena, con la regia di Michele Mirabella, senza ottenere il risultato sperato. L’allestimento che ne fecero Oliva e Manni, invece, a detta dello stesso Micheli era molto migliore della propria versione. Complimento che allora – e ancora oggi – piacque molto ad Alberto.
Micheli si sentiva addosso l’etichetta di comico, costretto a far ridere ogni trenta secondi. Ma il suo “Garibaldi” non era un testo comico. Hanno pagato lo stesso scotto, tra gli altri, Lello Arena e Natalino Balasso. Quando legge il loro nome in cartellone il pubblico si aspetta uno spettacolo che faccia ridere e resta spiazzato e deluso se invece assiste a opere ironiche, malinconiche o cos’altro, ma non comiche. È una prigione terribile!
Per tentare di evadere da questa prigione Alberto Oliva (con Mino Manni) passerà un anno a indagare il testo “L’uomo, la bestia e la virtù” di Pirandello. Siamo certi che ne trarrà ispirazione per uno spettacolo interessante. L’unica etichetta che, crediamo, sarà contento di veder affibbiata al suo lavoro.
Saul Stucchi
Teatro Sociale Delia Cajelli
via Dante Alighieri 20
Busto Arsizio (VA)
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