Se potete, andare a vedere Edipus di Giovanni Testori al Teatro Filodrammatici di Milano. Se non potete, andateci lo stesso.
L’interpretazione di Eugenio Allegri merita un appuntamento sulla vostra agenda, uno di quelli irrinunciabili. Ma fate in fretta perché avete tempo fino a domenica 28 febbraio.
Terzo e ultimo atto della Trilogia degli Scarrozzanti, dopo Ambleto e Macbetto, Edipus si confronta con il classico di Sofocle: lo smonta e lo rimonta, lo cita, gli rende omaggio e bonariamente lo sbeffeggia, lo supera e lo stravolge pur rimanendogli sostanzialmente fedele. Ci gioca, nel senso più alto e vero del termine e alludo alla serietà con cui Dioniso si concentrava nel gioco e il riferimento al mondo dionisiaco mi pare in questo contesto appropriato.
Se infatti il padre Laio, Rex et Pontifex Maximus con un mantello che lo fa assomigliare a un santo di Antonello da Messina, dio in terra e concentrazione vivente di tutti i poteri e quindi soffocatore delle altrui libertà che finge di difendere è “apollineo” nel suo ordine-disordine, Edipus è “dionisiaco” nel suo disordine-ordine. Non per nulla venne abbandonato sul Monte Citerone, sacro al dio ribelle.
Ma sulla trama classica, per quanto rielaborata, si intreccia quella contemporanea del primo attore rimasto unico attore, abbandonato dal resto della compagnia. Costretto a impersonare tutti i protagonisti (e l’aguzzino), l’attore dialoga con il tecnico (“ragazzo!”), con il pubblico ma soprattutto con se stesso.
Il Teatrante è l’emblema dell’intellettuale soffocato dall’abbraccio tra la Giesa (la Chiesa, ma all’epoca della stesura del testo l’autore pensava alla Democrazia Cristiana) e il Governo socialigo (il Compromesso Storico). Ma
El teatro existe e rexisterà contra de tutti e de tutto, infino alla finis delle finis,
portando in scena commedie e “tragediose tragedie”, ovvero rappresentando la vita della comunità.
Da parte sua il sedere di Laio è talmente grasso e boriosamente tronfio da apparire come un unico strabordante ammasso che Edipus intende tagliare in due perché ritornino identificabili (e tra loro opposte) le due regali chiappe. Fuori di metafora, Testori auspicava di tornare (anzi, finalmente di arrivare!) a separare Stato e Chiesa… Quello che succede in questi giorni in Parlamento dimostra l’inanità di quella speranza e insieme la necessità di coltivarla con fervore ancora maggiore.
Allegri è bravissimo a dare corpo alla straordinaria lingua di Testori, sapiente e sapido miscuglio di alto e basso (come quella di Shakespeare), di latino e milanese, di classico e contemporaneo, di aulico e scurrile, di calchi e d’invenzioni folgoranti (il “petaloso” di questi giorni deve cedere il passo al “turiddatus” che ritrae l’italinità sub specie aeternitatis).
E da brividi è l’amplesso incestuoso (“l’ancesto”) tra Edipus e Iocasta. Il dolore è dolore, così come il piacere è piacere a cui ogni sera, confessa il primattore, egli si abbandona, incapace di trattenersi, che sia per la foga, l’immedesimazione o la fregola…
Inludeti no d’aver vinciuto, Unifigazzione porca e ’sassina! La scala è longhissema, ma là, in la cima, ce stiamo noi, no te; noi, quelli che han da perdere e crepare perché ce sia sempre quarcheduno che poda vencerti e destruggerti!
La sconfitta è dietro l’angolo, ma si tratta soltanto di una tappa verso la vittoria. Che aspetta là, in fondo.
Il cartellone del Teatro Filodrammatici prevede poi La nave fantasma di Giovanni Maria Bellu, Renato Sarti e Bebo Storti, con gli ultimi due in scena (dal primo al 6 marzo 2016).
Saul Stucchi
EDIPUS
Dal 23 al 28 febbraio 2016
di Giovanni Testori
con Eugenio Allegri
regia Leo Muscato
ORARI:
- lunedì riposo
- martedì 21.00
- mercoledì 19.30
- giovedì 21.00
- venerdì 19.30
- sabato 21.00
- domenica 16.00
Biglietti: intero 20 €; ridotto 16 – 10 €
Teatro Filodrammatici
via Filodrammatici 1
Milano
Informazioni:
tel. 02.36727551
www.teatrofilodrammatici.eu