“L’ALIBI della domenica” è dedicato al Convegno delle Stelline sulle Biblioteche.
Innovazione, prossimità e comunità. Erano queste le tre idee-forze per la ripartenza strategica lanciate al convegno delle biblioteche alla Fondazione Stelline di Milano. Altre parole chiave si sono aggiunte nel corso dei due intensi giorni della manifestazione, giovedì 10 e venerdì 11 marzo scorsi.
Ne cito qualcuno, pescandoli dalla memoria e dagli appunti che ho preso: trasformazione, sostenibilità, rete, patto tra educazione e istruzione. Ma anche identità e promozione del ragionamento e della conoscenza per sollecitare il confronto (come ha ricordato Rosa Maiello, presidente nazionale dell’AIB, l’Associazione Italiana Biblioteche).

Non è questa la sede per rendere conto in modo sistematico di quanto detto, proposto, suggerito durante i numerosi interventi. Anche perché chi scrive le righe che state leggendo ha partecipato alle sessioni da osservatore curioso (e “utilizzatore finale”), non certo come addetto ai lavori. Mi piace piuttosto considerarmi come uno degli anelli di congiunzione tra i teorici, gli studiosi, i biblioteconomisti e soprattutto i bibliotecari da una parte e i “comuni” utenti delle biblioteche dall’altra. Insomma: un appartenente – anche come giornalista – a uno di quei corpi intermedi che al momento sono in profonda crisi d’identità. Ahinoi.
Scenari post-pandemia
Quali idee, quali spunti, quali proposte e indirizzi mi hanno più colpito, quali dovrei impegnarmi a comunicare e trasmettere a chi non ha partecipato al convegno? Difficile riassumere in pochi slogan la “nuvola di parole”, nemmeno ampliando la lista dei termini già menzionati sopra.
Inizierei confessando due sensazioni contrastanti, non so dire se condivise dagli altri partecipanti: da una parte l’eccitazione per gli stimoli di idee e approfondimenti, dall’altra la frustrazione per la consapevolezza che il mondo là fuori non è esattamente ansioso di recepire con mente e orecchie aperte le proposte elaborate alle Stelline.
L’edizione numero 27 è stata un grande successo. L’ha dimostrato la lunga fila di partecipanti all’ingresso, giovedì mattina. Il vero grado di successo, però, si misurerà in anni, quando si potranno valutare quali e quanti semi avranno dato frutto.
Nel suo intervento d’apertura Stefano Parise, direttore Area Biblioteche del Comune di Milano, ha fatto una panoramica della situazione, illustrando scenari e tendenze post-pandemia. Se il 2020 ha segnato una forte frattura, nel 2021 non c’è stata una marcata inversione di tendenza, confermando il crollo degli utenti. Il ritorno in biblioteca è avvenuto a macchia di leopardo. Con questa realtà si confrontano tutti i giorni i bibliotecari.
Chiara Faggiolani della Sapienza Università di Roma e Alessandra Federici, Ricercatrice dell’ISTAT, responsabile Indagine biblioteche, hanno parlato della “vitalità delle biblioteche italiane: una nuova geografia post-pandemia”. Cito soltanto alcuni dati, prendendoli dal comunicato stampa:
Delle 7.459 biblioteche censite che nel 2020 risultavano aperte all’utenza, sono 189 (2,4%) quelle “definitivamente chiuse” e 141 (1,8%) quelle “temporaneamente chiuse”. In seguito ai provvedimenti di chiusura fisica predisposti dai DPCM per il contenimento della pandemia, 901 strutture hanno sospeso ogni servizio – anche online, e la metà di queste non aveva ancora riaperto nel 2021”.
En attendant BEIC
Delle conseguenze della pandemia sulla quotidianità e sui rapporti interpersonali, anche in ambito professionale, ha parlato anche Vittorio Emanuele Parsi, politologo e professore di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica di Milano, autore – da ultimo – di “Titanic. Naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale” (il Mulino, 2022). Il suo è stato l’intervento più simpatico – mi sia consentito di definirlo così -, ma non per questo meno rigoroso nelle considerazioni.

Buone notizie ne abbiamo? Cosa si profila all’orizzonte? A ottobre si terranno gli Stati Generali delle Biblioteche, mentre tra qualche settimana potremo finalmente sapere qualcosa di preciso sulla BEIC, la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura che sorgerà a Milano tra qualche anno (un progetto da oltre 100 milioni di euro).
Nel frattempo è bene ribadire a tutti gli attori in gioco il ruolo imprescindibile delle biblioteche come presidi di servizi. Anche Ton Van Vlimmeren, presidente di EBLIDA, The European Bureau of Library, Information and Documentation Associations, ha rimarcato il ruolo sempre più prezioso delle biblioteche per consentire ai cittadini di destreggiarsi tra le sfide e le problematiche sollevate dalle fake news, dall’Intelligenza Artificiale e dalla privacy.
Il ruolo dei bibliotecari
Anna Maria Tammaro, direttore della rivista Digital Library Perspectives, ha sostenuto nel suo intervento che è l’ora di definire la biblioteca dai bibliotecari e non viceversa, sottolineando l’importanza della loro missione che è quella di migliorare la comunità. Bisogna andare oltre l’accesso all’informazione.
Le parole chiave sono condivisione e partecipazione. Anche perché le comunità sono cambiate: non sono più recipienti passivi. E, attenzione, “i servizi sono più importanti delle risorse”. È un concetto difficile da accettare anche da parte di alcuni utenti, soprattutto quelli legati a un’idea più tradizionale – ma ormai obsoleta – della biblioteca. Già il termine biblioteca andrebbe riconsiderato. Infatti la domanda provocatoria con cui ha concluso il suo intervento suonava “la biblioteca di comunità collide con la biblioteca come hub culturale?”.
Non mancano i punti deboli dei bibliotecari, individuati, per esempio, nello smarrimento di molti di loro, che non hanno ben chiaro il ruolo democratico che rivestono. Non tutti escono dalla propria biblioteca o anche semplicemente consultano i dati sugli utenti e soprattuto quelli sui non-utenti.
Biblioteche e cittadini
Prima che Giuseppe Meliti, della Biblioteca Universitaria di Lugano, chiudesse il convegno con un intervento dal titolo programmatico e ambizioso di “Diversità, equità ed inclusione in biblioteca: per una cura della comunità e del pianeta”, ha preso la parola Antonella Agnoli, consulente bibliotecaria. Chiaro il messaggio sintetizzato nel titolo del suo contributo: “Progettare la biblioteca insieme ai cittadini”.

Ha preso le mosse chiamando i bibliotecari all’azione. Quali forme di accoglienza possono attivare le biblioteche per rispondere alla crisi umanitaria provocata dalla guerra in Ucraina? Di ben altro tipo, per fortuna, sono le sfide che vivono le nostre biblioteche. Nella loro progettazione è indispensabile coinvolgere le comunità. “La nostra forza sono i cittadini”, ha detto la Agnoli che non crede a servizi e progettazione “top down”, calati dall’alto.
“Lavorare con la comunità significa essere consapevoli delle diversità”. “Servono professionisti, servono facilitatori, servono persone che ne abbiano le competenze. Però ho ben chiaro che non voglio più pensare, ripensare, fare dei servizi senza che siano i cittadini che ci dicono cosa farci dentro, come viverli, e come possono contribuire anche ad aiutarci a gestirli”.
Come avete letto, tanti spunti su cui riflettere. Insieme.
Saul Stucchi
Convegno Stelline
Le tre leve della biblioteca
Innovazione Prossimità Comunità
10-11 marzo 2022