Parafrasando Alice – la cantante, non la visitatrice del Paese delle Meraviglie – potrei dire: “Oh, quante parole sul tema: la biblioteca!”. Giovedì 30 marzo ho partecipato alla prima delle due giornate del Convegno delle Stelline a Milano dal titolo Visioni Future: Next Generation Library, seguendo tutti gli interventi nella gremita Sala Manzoni, fuorché l’ultimo della mattinata (poscia più che la curiosità poté ‘l digiuno).
Cosa mi sono portato a casa da quel fiume di parole? Un’infinità di spunti di cui in queste righe il lettore potrà rinvenire soltanto pallide tracce. È il caso che lo rimandi subito, quindi, agli atti del convegno pubblicati da Editrice Bibliografica.

Quello che segue è invece piuttosto un album di istantanee, che pur parziale e soggettivo, cerca di dare un’idea a chi non c’era degli argomenti sui quali ha discusso – in questo che è stato definito l’appuntamento più importante dei bibliotecari italiani – la comunità. Una comunità professionale che resiste, ha detto Stefano Parise, Direttore Area Biblioteche del Comune di Milano, coordinando la prima fase dell’edizione numero 28. La coda all’entrata del palazzo – a due passi da Santa Marie delle Grazie – è stata giustamente interpretata come un “bellissimo segnale di ripresa”.
Digitalizzazione
Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano, ha parlato della biblioteca del futuro, la BEIC, Biblioteca Europea di Informazione e Cultura, sottolineando l’importanza dell’esperienza al di fuori dei libri e dunque della biblioteca come sistema di servizi.
Laura Moro, Direttore dell’Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale – Digital Library, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, ha parlato delle strategie (strategia è stata una delle parole chiave della giornata) e delle opportunità del piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale che non si limita alla trasposizione in bit del patrimonio. Il patrimonio digitale è un potente generatore di memoria (molti gli aspetti positivi, ma non mancano i problemi) e non è in competizione con il patrimonio culturale tradizionale.
Di biblioteche e comunità digitali ha parlato Giovanni Bergamin, del Comitato Esecutivo Nazionale dell’AIB, mettendo in guardia contro le parole di plastica.
Al termine di ogni intervento mi trovavo a pensare che gli spunti quasi sempre soltanto accennati erano tutti meritevoli – se non di un convegno a sé – almeno di un’articolata discussione. Senz’altro impossibile visti i tempi contingentati, tuttavia i bibliotecari hanno modi e strumenti per proseguire le discussioni in altre forme e sedi, mentre all’utente curioso non resta che continuare la ricerca personale visitando le biblioteche (pubbliche, ma non solo) che incontra sul suo cammino.
Diversità
A questo proposito è sorta nell’utente curioso che scrive queste righe qualche perplessità quando è stata ripetuta come un mantra da diversi relatori una delle considerazione di Antonella Agnoli, ovvero che ogni biblioteca dovrebbe essere differente perché respira l’aria della propria città e comunità. Indiscutibile. Eppure, io credo, questa diversità dovrebbe diramarsi da un tronco che poggia su solidissime radici comuni che invece non vedo. Lo spiego con un semplice aneddoto.

Pur essendo cittadino brianzolo, ho nel portafoglio non solo la tessera del “mio” sistema CUBI e delle biblioteche milanesi, ma anche di quelle marchigiane di Fano e Pesaro. Non ho però potuto iscrivermi alla Biblioteca Baratta di Mantova né a quella di Castello a Venezia, perché non residente in quelle due città. Regolamenti (miopi) interni vincono sulla cittadinanza italiana e – ancor peggio – sullo spirito di libera condivisione della cultura che dovrebbe (deve!) animare ogni istituzione che si definisca culturale, tanto più se sigla “patti per la lettura”.
I temi a cui ha accennato la Agnoli alle Stelline – la biblioteca come alternativa agli oligopoli, l’importanza di ascoltare, capire e progettare gli spazi con i cittadini e diversi altri – li ritroveremo probabilmente nel suo nuovo libro, significativamente intitolato La casa di tutti. Città e biblioteche che l’editore Laterza manderà nelle librerie il prossimo 5 maggio. Verrà presentato il 16 maggio al Prospero Fest di Monopoli e il 20 maggio al Salone del Libro di Torino. Non vedo l’ora di leggerlo.
I giovani
Molto puntuale – e interessante – l’intervento di Chiara Faggiolani della Sapienza di Roma. Mi hanno colpito soprattutto i riferimenti ad Adriano Olivetti e alla sua fabbrica, anche perché ho appena terminato la lettura di Lessico famigliare di Natalia Ginzburg.
Mai come oggi sono impegnative le sfide sociali alle quali i bibliotecari (e gli amministratori) devono rispondere, a cominciare dall’emergenza giovani, quella “generazione triste con le foto felici”. L’ISTAT registra una diminuzione della qualità della vita di giovani, mentre aumentano i poveri in senso assoluto e si diffondono varie forme di analfabetismo: emotivo, funzionale, di ritorno… Che cosa fa la biblioteca rispetto a queste istanze?

Una risposta viene dal caso del FaRo Fabbrica dei Saperi di Rosarno (RC), la cui esperienza è stata raccontata da Angelo Carchidi, progettista urbano e culturale. L’intervento più toccante è stato quello di Giuseppe Perna dell’Associazione Annalisa Durante che ha fondato la biblioteca di Forcella intitolata e dedicata alla ragazza uccisa dalla camorra.
Un altro tipo di rigenerazione è quello che sta portando avanti la Fondazione Terzoluogo. Nella Cascina Case Nuove del quartiere San Siro di Milano sorgerà un nuovo spazio culturale con una biblioteca, un’area educativa per i bambini, una caffetteria… Intanto racconta il progetto la fanzine ironicamente chiamata Cose Nuove!
Dati allarmanti
Possiamo ben sperare per il futuro delle biblioteche? Beh, a guardare i dati proiettati da Federico Scarioni di Fondazione per Leggere, la situazione è grigia, tendente al nero. Tanto per iniziare vanno rafforzate le strategie (riecco la parola) di autoprestito. Se nelle biblioteche del nord Europa si aiuta l’utente, fin da piccolo, a essere autonomo, qui da noi è ancora ben sopra la metà (con punte del 90%!) il tempo che i bibliotecari dedicano al prestito, a scapito delle altre attività. Il suo intervento è uno di quelli sui quali anche i non addetti ai lavori dovrebbero riflettere.

Ma voglio chiudere con una nota positiva: come moltissimi altri partecipanti al Convegno delle Stelline ho avuto modo di vedere Chiaroscuri e miraggi, la mostra itinerante “per accompagnare le biblioteche verso la sostenibilità”. Nei totem dell’esposizione i diciassette obiettivi dell’Agenda 2030 sono interpretati dalle fotografie di Giuseppe Bartorilla della Biblioteca dei Ragazzi di Rozzano, dalle illustrazioni di Caterina Giorgetti e dalle parole di Monica Marelli.
L’appuntamento è all’anno prossimo!
Saul Stucchi