Su un manifesto dello spettacolo Antonio e Cleopatra esposto sulla scalinata della metropolitana milanese che dalla stazione di Lanza porta al Piccolo Teatro Strehler un buontempone (magari un classicista: engagé o enragé?) ha depennato il nome di William Shakespeare per sostituirlo con quello di Plutarco. Con tanto di punto esclamativo.
In effetti è legittimo domandarsi chi sia davvero l’autore, o piuttosto quale e quanto sia l’apporto di coloro che hanno contribuito al testo finale che viene messo in scena. L’ho pensato anche ieri sera, dopo la prima, ripassando davanti a quel manifesto.
Posto che in origine ci sia Plutarco con il bios di Marco Antonio (vita “parallela” a quella di Demetrio Poliorcete), dobbiamo considerare la traduzione inglese di Sir Thomas North (peraltro basata su quella francese di Jacques Amyot) su cui lavorò Shakespeare e la grande operazione – non solo di traduzione e taglio– a cui si sono applicati lo stesso regista e Nadia Fusini.
Ma bastano le prime battute della strepitosa Anna Della Rosa per comprendere che la regina in scena è la Cleopatràs di Giovanni Testori, così come l’attrice l’ha strepitosamente (e due!) interpretata nell’allestimento di Malosti. Lo è nei movimenti, nel portamento insieme regale e scomposto, nei fulminei cambi di tono, nella sovrana ironia, nel fascino che emana: domina incontrastata il palcoscenico.
Basterebbe la scena della danza o l’epicedio all’amato Antonio o – su tutti – il monologo finale davanti allo specchio per ricordarsi di questo spettacolo. È sempre a cavallo, Anna – Cleopatràs, anche quando non è in sella al ligneo destriero.
A due velocità, invece, mi è parsa l’interpretazione del coprotagonista. L’Antonio di Malosti è in principio piatto e poco incisivo, per poi crescere progressivamente di spessore dopo la sconfitta, diventando più energico con l’aggravarsi della situazione che conduce all’irrevocabile fine.
Il momento più intenso lo raggiunge uscendo dal confine del palcoscenico per scendere in platea a congiungersi con gli spettatori che così vengono invitati alla sua ultima cena. Proprio con queste parole, dal chiaro riferimento anche se per antitesi, Nadia Fusini si sofferma sul congedo di Antonio nel capitolo dedicato al play in Maestre d’amore. Giulietta, Ofelia, Desdemona e le altre (Einaudi, 2021).
L’ultima cena di Antonio non ha niente di sacro, se non in senso parodico. Da istrione qual è, l’eroe recita, trasudando fin troppo piacere, la parte del leone ferito, nostalgico dei tempi andati. È una parte che sembra piacergli più di ogni altra, ora. Intorno ha tutti i suoi capitani, e Cleopatra gomito a gomito. Ci sono il vino, il cibo, la musica. Anche qui, il suo desiderio di fusionalità esplode e accende riverberi erotici tra maschio e maschio e maschio e femmina. Vorrei essere tutti voi, dice ai suoi uomini; e che voi tutti foste un solo Antonio. In altre parole, immagina una ‘partouze’, dove un corpo non si distingue dall’altro, tutti presi nel medesimo piacere.”
Così, ben amalgamati tra loro, gli altri interpreti partecipano dello spettacolo, in cui i toni della commedia vengono spesso a prendere il posto di quelli del dramma e della tragedia (da segnalare lo scambio tra la regina e lo sfortunato ambasciatore – Paolo Giangrasso – che porta, e soprattutto riporta, pena).
Menzioniamo almeno Dario Battaglia come l’astuto e spietato Cesare Ottaviano, Danilo Nigrelli nei panni di quel Giuda infelice che è Enobarbo, mentre Dario Guidi è l’etereo Eros con tanto di arpa celtica suonata live (così come dal vivo, ma da dietro le quinte, suona la chitarra elettrica Andrea Cauduro). Massimo Verdastro è l’enigmatico indovino cui spetta di evocare la celebre poesia dell’alessandrino Kavafis Il dio abbandona Antonio.
Escono sconfitti e suicidi dallo scontro con il “ragazzino” Cesare, consapevoli però di aver vissuto da gran signori e da consumati attori, Antonio e la reina Cleopatràs, un’Anna Della Rosa davvero strepitosa (e tre!).
Saul Stucchi
Foto di Tommaso Le Pera
Antonio e Cleopatra
di William Shakespeareuno spettacolo di Valter Malosti
traduzione e adattamento Nadia Fusini e Valter Malosti
con Anna Della Rosa, Valter Malosti, Danilo Nigrelli, Dario Battaglia, Massimo Verdastro, Paolo Giangrasso, Noemi Grasso, Ivan Graziano, Dario Guidi, Flavio Pieralice, Gabriele Rametta, Carla Vukmirovic
scene Margherita Palli
costumi Carlo Poggioli
disegno luci Cesare Accetta
progetto sonoro GUP Alcaro
cura del movimento Marco Angelilli
maestro collaboratore Andrea Cauduro
assistenti alla regia Virginia Landi, Jacopo Squizzato
assistenti alle scene Marco Cristini, Matilde Casadei
assistenti ai costumi Simona Falanga, Riccardo Filograna
chitarra elettrica live Andrea Cauduro | arpa celtica live Dario Guidi
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura
Informazioni sullo spettacolo
Dove
Piccolo Teatro StrehlerLargo Greppi 1, Milano
Quando
Dal 4 al 9 giugno 2024Orari e prezzi
Orari: martedì, giovedì e sabato 19.30mercoledì e venerdì 20.30
domenica 16.00
Durata: 140 minuti senza intervallo
Biglietti: intero platea 33 €; intero balconata 26 €