A un passo dalla forca

Sala gremita ieri sera al Museo di Storia Contemporanea di Milano per la presentazione dell'ultimo libro di Angelo Del Boca, A un passo dalla forca. Atrocità e infamie dell'occupazione italiana della Libia nelle memorie del patriota Mohamed Fekini, edito dalla Baldini Castoldi Dalai. L'introduzione è toccata a Erminia Dell'Oro, scrittrice e conoscitrice delle cose africane, che poi ha passato la parola al professor Arturo Colombo, distintosi in un appassionato e puntuale elogio delle doti dell'autore, come storico, memorialista e scrittore ("Del Boca è come Domineddio: uno e trino!" ha sentenziato l'esimio professore). A un passo dalla forca prosegue la meritoria opera di abbattere il falso mito degli Italiani brava gente, intrapresa decenni fa dallo storico piemontese. Ma le colpe verso i Libici non ricadono soltanto sulle spalle dell'Italia fascista e di Graziani in particolare: anche l'Italietta di Giolitti ha le proprie, pesantissime, responsabilità, a cominciare da quella di essersi avventurata nella corsa alle colonie quando gli altri paesi europei avevano già intrapreso il cammino in senso inverso, pressati dai nascenti movimenti di liberazione nazionale. Anche il giornalista di Diario Pietro Cheli si è soffermato sul mito dell'Affrica (ai tempi pronunciata proprio con due "effe") e del "siamo andati a costruire strade e ponti". In realtà l'occupazione italiana in Libia ha provocato 100 mila morti su una popolazione che all'epoca contava circa 800 mila persone: ovvero un libico su otto perse la vita a causa dell'occupazione (trovando la morte in guerra o nei campi di prigionia allestiti nel deserto). Il professor Del Boca ha poi raccontato la genesi del libro, nato "su commissione", se così si può dire. Il nipote del patriota libico Mohamed Fekini, affermato avvocato laureatosi alla Sorbona (ieri sera sul palco con i relatori), lo contattò l'anno scorso per sondare la sua disponibilità a scrivere un libro sul suo avo, fornendogli un migliaio di pagine di documenti, ovvero le memorie della lunga lotta contro l'invasore tenute da uno dei protagonisti assoluti. Del Boca ha dichiarato che il suo non fu semplice "stupore", bensì qualcosa di molto più intenso. Per la prima volta, infatti, ha potuto consultare un materiale ricchissimo, di primissima mano, proveniente dall'altra parte. Ha così registrato la voce dei Libici, rileggendo la storia dal punto di vista delle vittime. Ha chiuso la serata il commosso ringraziamento allo storico – in francese – di Monsieur Fekini.
Saul Stucchi