Dieci nazioni, dal Portogallo alla Russia, passando dalle acerrime nemiche protagoniste della contesa, ovvero la Francia e la Gran Bretagna, sono presentate al principio del percorso espositivo della mostra Waterloo 1815-2015. Europe challenged.
Nel bicentenario della celebre battaglia che segnò la fine dell’epoca napoleonica la capitale belga non poteva non dedicarle un momento di riflessione. La città deve eterna gratitudine a Lord Wellington per aver egli deciso di affrontare Napoleone davanti Bruxelles e di aver mantenuto la posizione fino al decisivo ricongiungimento con le truppe prussiane guidate da von Blücher (il vero vincitore a Waterloo, secondo una parte della storiografia, ovviamente non anglosassone).
Io l’ho visitata la scorsa domenica, mentre per le strade della città migliaia di sportivi correvano la Brussels Marathon 2015. Così invece dei tamburi di guerra e del rimbombo dei cannoni, avevo nelle orecchie la musica disco sparata dagli altoparlanti, a fare da forte contrasto con gli oggetti selezionati dagli organizzatori.
Innanzitutto uniformi e poi armi, mappe, documenti e oggetti personali. Alle dieci nazioni seguono i dieci luoghi della battaglia, i cui nomi sono grani di un “rosario” che gli appassionati di storia napoleonica imparano presto a snocciolare: dalla posizione di Mont-Saint-Jean alla locanda della Belle Alliance.
E poi dieci testimoni. Non protagonisti assoluti come i tre comandanti in capo e i loro sottoposti diretti, marescialli e generali, ma comunque significative presenze sul campo di battaglia. Un pannello e una piccola selezione di oggetti racconta le storie di Charles-Etienne Ghigny (“il cavaliere intrepido”), di Camille du Chastel de la Howarderie (morto in combattimento), di Gérard Servai Buzen (che invece si sparò un colpo in testa nel 1842), per citarne solo tre.
Ma ci sono altri tre protagonisti della mostra. Il primo è il conte Louis Cavens, promotore delle iniziative organizzate in occasione del primo bicentenario. Fu grazie principalmente al suo impegno che vennero recuperate le fattorie fortificate attorno alle quali era stata combattuta la battaglia. E fu lui a commissionare al pittore Jacques Madyol (nato a Bruxelles nel 1871) una cinquantina di tele sui luoghi dello scontro, alcuni dei quali sono in mostra, come quello che raffigura la graziosa moglie del conte in primo piano mentre si protegge con un delicato ombrellino dal sole che splende sulla Collina del Leone (se il 17 giugno 1815 ci fosse stato quel sole, forse le cose sarebbero andate diversamente la maledetta domenica successiva).
Le opere di Madyol si fanno ammirare, ma sono poco utili per gli storici. L’artista infatti non si basò sulla realtà dei luoghi, ma su vecchie stampe. In qualche modo fermò il tempo, eliminando gli interventi dell’uomo intervenuti dopo la battaglia, e con uno stile “sfumato” diede ai luoghi un’apparenza onirica. La sua era una ricostruzione immaginaria, un’evocazione nostalgica. Che contribuì a creare il mito di Waterloo.
A cui diede un grande apporto il terzo protagonista, ovvero il sergente-maggiore Edward Cotton che per primo raccolse materiale dal campo di battaglia, dando vita al primo museo di Waterloo.
Saul Stucchi
Didascalie:
– Uniforme indossata da William C. Betteridge dell’81° Reggimento di Fanteria
– Elmo della Vestfalia del comandante di squadrone dei cavalleggeri della Guardia, 1810-1813
– Jacques Madyol, Ritratto della contessa Cavens (dopo il 1900), KLM-MRA 1800003
WATERLOO 1815 – 2015
Europe challenged
Orari: da martedì a venerdì 9.00 – 12.00; 13.00 – 17.00
Weekend 10.00 – 12.00; 13.00 -18.00
Ingresso libero
Museo Reale delle Forze Armate e di Storia Militare
Parc du Cinquantenaire 3
Bruxelles
Info: www.klm-mra.be
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