Per una volta partirò dalla fine. Era da tanto tempo che non sentivo applausi così intensi e calorosi. Più che meritati! “La tempesta di Shakespeare” adattata da Ferdinando Bruni e Francesco Frongia è uno spettacolo che lascia il segno, negli occhi, nella mente e nel cuore. Dunque non perdete l’occasione di vederlo. Rimarrà in cartellone al Teatro Elfo Puccini di Milano fino al prossimo 24 febbraio.

Il palcoscenico si trasforma in una scatola magica. A produrre il portento contribuiscono, in un mix perfetto, tutti i componenti che vi partecipano: le parole e le voci di Bruni; la musica, i suoni e i rumori di Mauro Ermanno Giovanardi (voce e autore dei “La Crus”), Fabio Barovero (dei “Mau Mau” e Gionata Bettini; le sculture di scena realizzate da Giovanni De Francesco; le luci e gli effetti curati da Nando Frigerio.
La trama dell’ultima (o penultima) opera scespiriana viene tessuta con attenzione tanto amorevole quanto precisa. Come il protagonista del film “Cast away” dialoga con un pallone di pallavolo, Bruni parla con i suoi pupazzi. Dà loro vita. Li fa esprimere ciascuno secondo la propria natura e temperamento. Ariel, Calibano, Alonso e Antonio, Miranda e Ferdinando…

È il potere della magia a muovere tutto, a impregnare ogni cosa. E dire “potere della magia” equivale a dire “potere del teatro”. Quanto Shakespeare c’è nel personaggio di Prospero! E i due autori hanno colto appieno questo aspetto, ovvero quello che credo essere (e loro forse con me), l’essenza dell’opera. Va poi sottolineata la maestria del Bruni attore che si fa demiurgo di vite altrui, non semplice narratore.
Questa “Tempesta” fa tornare bambini gli spettatori perché li incanta. In pochi istanti si abbandona il posto in poltrona per viaggiare nell’isola misteriosa, soggiogati dalla voce (dalle voci) di Bruni che gioca con le sibilanti. Sussurra e fischia, minaccia e implora, scherza e prega. Lo affiancano come servi dell’isola Filippo Renda e Saverio Assumma.
E intanto le conchiglie si illuminano sulla spiaggia, la musica strega con le sue note e i personaggi giocano ciascuno la propria partita, tirati dai fili delle passioni.
A proposito dello sguardo dei bambini, scrive Nadia Fusini in “Vivere nella tempesta” (Einaudi):
Con Ariel cogliamo il bisogno di alleggerimento della materia, una remota esigenza di trasparenza, di respiro, un vago richiamo alla delicatezza, che i bambini portano sempre con sé. Nella vita c’è bisogno di questo, e la Tempesta ci apre una finestra su tale esigenza. Ci ricorda che i bambini sono il segno dell’incompiutezza esistenziale; che nell’esistenza ci sono ombre e vuoti e pause che vagamente aprono su quanto, ancora ignoto, lascerà il segno, o sarà comunque l’impronta che plasmerà la vita a venire. Oltre che di residui del passato, noi siamo pieni di anticipazioni del futuro. Siamo stati tutti bambini indifesi, e al tempo stesso coraggiosi.
In prima fila, sulla spiaggia, campeggiano i volumi che l’esule Prospero ha potuto avere grazie al buon Gonzalo (“i libri per me valgono più del mio ducato”). Sono i compagni più preziosi e fedeli, eppure Prospero getterà in mare i libri di magia, una volta riportato l’ordine sull’isola.
“La tempesta di Shakespeare” di Bruni e Frongia è uno spettacolo magico, assolutamente da vedere. Per poi applaudirlo con calore.
Saul Stucchi
Foto di Luca Piva
LA TEMPESTA DI SHAKESPEARE
di William Shakespeare
Uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
Per attore, fantocci, figure animate e musica
Sculture di scena Giovanni De Francesco
Parole e voci Ferdinando Bruni
Musica, suoni e rumori Mauro Ermanno Giovanardi, Fabio Barovero, Gionata Bettini
Luci ed effetti Nando Frigerio
Fonico Gionata Bettini
Con Ferdinando Bruni; servi dell’isola Filippo Renda e Saverio Assumma
Produzione Teatro dell’Elfo
Orari: da martedì a sabato 20:30; domenica 16:00
Durata: 75 minuti senza intervallo
Biglietti: intero 32,50 €; martedì posto unico 21,50 €; ridotto 17 €
Teatro Elfo Puccini
Corso Buenos Aires 33
Milano