Venerdì 15 febbraio Dimitra Sfendoni-Mentzou, professoressa emerita di Filosofia della Scienza dell’Università Aristotele di Salonicco e presidente nonché fondatrice del Centro Interdisciplinare per gli studi aristotelici presso la stessa università, ha tenuto nella Sala Napoleonica dell’Università degli Studi di Milano una conferenza dal titolo “Aristotele e il pensiero scientifico moderno”.

A introdurla sono stati i professori Giuseppe Zanetto, del Dipartimento di Studi Letterari, Filologici e Linguistici, e Franco Trabattoni, ordinario di Storia della Filosofia Antica presso l’Università degli Studi di Milano (la Statale) che, rispettivamente, hanno ringraziato gli enti coinvolti nei progetti di collaborazione tra Italia e Grecia (ovvero le due università, l’Ambasciata di Grecia in Italia e la regione greca della Calcidica) e ricordato le pubblicazioni e i campi di studio dell’illustre ospite, soffermandosi in particolare sull’ultimo volume, ovvero “Aristotle Contemporary Perspectives on His Thought”. Si tratta di una raccolta di saggi scritti da studiosi aristotelici di tutto il mondo, pubblicata in occasione del 2400esimo anniversario della nascita del pensatore.
Il pensiero scientifico di Aristotele
La professoressa Sfendoni-Mentzou ha tenuto una lectio magistralis sul pensiero scientifico di Aristotele. Non è – ha riconosciuto in apertura – la parte più nota e studiata del filosofo stagirita. È piuttosto l’Aristotele metafisico quello che interessa maggiormente nella nostra epoca, accanto a quello politico e a quello retorico.
Si tratta, però, secondo la studiosa greca, di un errore di valutazione. L’Aristotele scientifico, infatti, ha ancora molto da dire. Deve essere però letto e interpretato nella maniera corretta, senza incorrere negli errori commessi in passato.

Dopo aver brevemente ripercorso le tappe della vita e della carriera del filosofo peripatetico, la professoressa Sfendoni-Mentzou ha iniziato l’analisi del suo pensiero scientifico, soffermandosi sulle affinità e sulle differenze rispetto ai filosofi fisici contemporanei e agli scienziati della scuola newtoniana.
Caratteristica fondamentale della visione del mondo secondo Aristotele è il movimento (κίνησις). Esistono per lui due livelli della natura: uno superlunare, connesso con gli esseri perfetti ed eterni, e uno sublunare, connesso invece con la materia, il movimento e il cambiamento.
Il movimento
Analizzando il movimento, Aristotele ne ha individuati quattro tipi:
- cambiamento qualitativo (ἀλλοίωσις, alterazione)
- cambiamento quantitativo (αὔξησις o φθίσις aumento o decremento)
- movimento circolare (φορά
- movimento sostanziale (γένεσις)
Ma per comprendere questo come tutti gli altri aspetti del pensiero filosofico aristotelico bisogna prima comprendere le due categorie ontologiche di materia e forma, ovvero di potenza e atto.
E anche per quanto riguarda la causa Aristotele individua una suddivisione quadripartita:
- materiale
- efficiente
- finale
- formale
La forma
Per quanto riguarda la forma, la professoressa ha tenuto a precisare che in Aristotele essa ha due significati: aspetto esterno e forma sostanziale, ovvero εἶδος. E proprio qui c’è uno degli aspetti più innovativi della fisica aristotelica: l’εἶδος ha analogie con la struttura del DNA. L’aveva già individuato il fisico e biologo Max Delbrück, Premio Nobel per la Medicina nel 1969. Merito della professoressa è quello di essere tornata su questo aspetto, sottolineandone l’importanza.
La lectio è poi proseguita con approfondimenti sulle differenze tra il pensiero aristotelico e quello platonico e tra la fisica aristotelica e quella proposta dai filosofi della scuola eleatica, da Zenone e dagli Atomisti, per concludersi con un’analisi delle definizioni di “materia” in Aristotele.
Il messaggio finale della professoressa Sfendoni-Mentzou è che dobbiamo tornare a leggere Aristotele alla luce delle nuove scoperte in tutti i campi della scienza. Solo così possiamo comprendere appieno il pensiero del filosofo stagirita e metterlo a frutto in campo scientifico.
Saul Stucchi