Fino al 18 marzo l’English National Opera di Londra ha in cartellone l’opera Akhnaten di Philip Glass, ultimo pannello di un trittico dedicato alle grandi personalità di “precursori”: Einstein nel campo della scienza, Gandhi in quello della politica e appunto il faraone monoteista in quello della religione.
Nel cuore di Londra
Rimasto stregato dalla versione in forma di concerto dell’Akhnaten rappresentata dall’Orchestra e del Coro del Teatro Regio di Torino al Piccolo Teatro di Milano in occasione della scorsa edizione del Festival MITO, ho deciso di pianificare una breve gita a Londra per non perdermi l’opportunità di assistere alla rappresentazione curata da Phelim McDermott. E ho fatto benissimo.
È stata infatti un’esperienza particolarmente intensa. Innanzitutto il London Coliseum, a pochi passi da Trafalgar Square, è un teatro spettacolare e anche soltanto guardarsi intorno prima che si riempisse del pubblico della prima è stato emozionante.
A dirigere l’orchestra c’era Karen Kamensek, applauditissima al termine della prova insieme a tutto l’ensemble. La musica di Glass è risuonata pura, precisa e affascinante, trascinando gli spettatori in un vortice di storia e magia, grazie a un’impalpabile ma ben presente architettura di suggestioni e di note.
La scenografia presenta una complessa struttura a tre piani, alla sommità della quale, all’inizio, stanno le divinità del pantheon tradizionale egizio, le cui forme sono riconoscibili nella trasparenza del telone che la ricopre.
Un’opera movimentata
Ma ecco la prima sorpresa: gli attori si mettono a lanciare in aria delle palline bianche e basta poco per capire che si tratta di giocolieri professionisti: sono del team Gandini e Sean Gandini ne ha curato la coreografia.
Che il regista abbia voluto scongiurare il rischio di far sembrare statica l’opera, puntando sul continuo movimento pare confermarlo la scena della ruota fatta scorrere sul palcoscenico…
Tutto l’insieme restituisce un antico Egitto sontuoso e dorato, mentre i personaggi indossano elaborati abiti di scena alla Klimt. La veste dell’incoronazione del nuovo faraone fa sembrare sobria quella di Napoleone in trono nel ritratto di Ingres!
Ma prima di venirne letteralmente ricoperto il giovane Akhnaten appare in pubblico come mamma l’ha fatto e pazientemente sopporta una stranissima cerimonia per indossare lunghissimi mutandoni, mentre i mortali nati dalla terra indossano tutine con disegni della crosta desertica.
Che voce divina!
Lo scriba con il ruolo di voce narrante è interpretato da Zachary James, la cui gigantesca figura accentua la potenza delle parole dell’elogio funebre del faraone appena defunto, Amenofi III, padre di Akhenaton (Akhnaten). Più avanti si prenderà cura del successore, tenendolo tra le sue braccia come un bambino.
Ma il protagonista è lui, Akhnaten, a cui lo straordinario Anthony Roth Costanzo (classe 1982) regala una voce divina (e personalmente mi ha fatto tornare alla mente l’Akhenaton dinoccolato e dandy che Thomas Mann ha messo di fronte al “suo” Giuseppe in Egitto).
La scena a tre alla finestra delle apparizioni, con la moglie Nefertiti (Emma Carrington) e la madre Tiy (Rebecca Bottone) è da brividi e merita da sola il viaggio a Londra. L’altro apice assoluto è la preghiera che il faraone eleva al dio unico Aton:
Thou dost appear beautiful
On the horizon of heaven
Oh, living Aten
He who was the first to live
When thou hast risen on the Eastern Horizon
Thou art fair, great, dazzling,
High above every land
Thy rays encompass the land
To the very end of all thou hast made
Sorpresa al British Museum
Che spettacolo! Ma la sorpresa più grande è arrivata domenica, al termine del mio soggiorno londinese. Tornando al British Museum per visitare con calma la mostra sugli acquerelli di Francis Towne che avevo visto di corsa il giorno prima, mi sono imbattuto nella preparazione di uno spettacolo nella Great Court. Immaginate la mia sorpresa nel leggere che di lì a due ore ci sarebbe stata una performance dell’Akhnaten, intitolata Millions of Years!
Il pubblico ha gradito moltissimo e ha salutato con calorosi applausi l’intera troupe, composta in parte da artisti professionisti dell’ENO e in parte da oltre un centinaio di amatori che sono stati coinvolti in un progetto durato otto settimane.
Quale museo italiano sarebbe in grado di organizzare un evento così speciale, ma in fondo normalissimo, per invogliare i visitatori ad allargare i propri orizzonti culturali?
Saul Stucchi
foto di Richard Hubert Smith
AKHNATEN
di Philip Glass
Dal 4 al 18 marzo 2016
English National Opera
St Martin’s Ln
Londra
Info: www.eno.org